Archeologia in Toscana


Ricerca - Tutela - Gestione - Valorizzazione

7-9 Giugno 2023 | Ex-chiesa S. Jacopo, Via Faenza 43 - Firenze
Accesso fino a esaurimento posti riservato a coloro che si sono accreditati come relatori e contributori
 
 
Diretta streaming
Le varie sessioni saranno visibili in diretta streaming sul nostro canale YouTube (CAMNES Studio)

Introduzione

Nel 2013, il centro studi CAMNES ha organizzato il workshop “Archeologia a Firenze”, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Toscana e il patrocinio dell’Università degli Studi di Firenze, della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di UNIFI, della Regione Toscana e del Comune di Firenze. Gli atti di tale convegno sono stati pubblicati nel volume “Archeologia a Firenze: città e territorio”, che si è imposto tra gli studiosi come importante riferimento nella letteratura scientifica in materia. L’iniziativa è ancora ricordata come un esempio concreto e virtuoso di collaborazione tra tutte le istituzioni attive nell’archeologia cittadina.
Per celebrare la ricorrenza del decennale, CAMNES, ampliando il contesto all’intera regione, ha organizzato il workshop “Archeologia in Toscana: ricerca, tutela, gestione e valorizzazione”, che si terrà a Firenze da mercoledì̀ 7 a venerdì̀ 9 giugno 2023.

Per l’occasione è stato creato un Comitato Tecnico-Scientifico di cui fanno parte, oltre ai co-Direttori del CAMNES, i rappresentanti di tutte le istituzioni regionali interessate: le Soprintendenze di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Firenze, Pistoia e Prato; di Siena, Grosseto e Arezzo; di Pisa e Livorno; di Lucca e Massa Carrara; la Direzione Regionale Musei; la Direzione Beni, Istituzioni, Attività Culturali e Sport della Regione Toscana; il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo dell’Università di Firenze; il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa; il Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali e il Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena; il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università per Stranieri di Siena; l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR.
Il principale obiettivo del workshop è quello di offrire un aggiornamento sulle progettualità in essere dell’archeologia in Toscana, con particolare riferimento alle nuove scoperte, alla ricerca, alle attività di scavo, tutela, gestione e valorizzazione, che si configureranno come i “capisaldi” di riferimento dell’intero convegno. Buone pratiche, casi virtuosi di collaborazione tra realtà diverse, pubbliche e private, innovazione tecnologica e metodologica saranno gli altri elementi chiave attorno a cui verteranno gli interventi del workshop, che saranno tutti curati e presentati delle istituzioni coinvolte. La struttura del workshop è organizzata e divisa per sessioni tematiche. Sono inoltre previste delle sessioni dedicate alla presentazione video di POSTER DIGITALI, che avranno luogo durante la pausa pranzo (si veda sotto la CALL FOR POSTERS).

 

Informazioni e Call for Posters


Workshop

- Archeologia in Toscana -
Ricerca - Tutela - Gestione - Valorizzazione


7-9 Giugno, 2023
Firenze, via Faenza 43


 

 
 
 
IL WORKSHOP È ORGANIZZATO DA



______

IN COLLABORAZIONE CON



______

CON IL PATROCINIO DI

                                 
 

COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO

 
  • CAMNES
- Stefano Valentini (condirettore)
- Guido Guarducci (condirettore)
- Valentina Santini (coordinamento e comunicazione)

 
  • Regione Toscana
- Direzione Beni, Istituzioni, Attività Culturali e Sport
- Elena Pianea (Direttrice)
- Maurizio Martinelli (Responsabile interventi in materia di Musei, promozione e valorizzazione del Sistema Museale Regionale)
 
  • Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
- SABAP per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato
- Antonella Ranaldi (Soprintendente)
- Pierluigi Giroldini (Funzionario Archeologo)
- Ursula Wierer (Funzionaria Archeologa)
- SABAP per le Province di Siena, Grosseto, Arezzo
- Gabriele Nannetti (Soprintendente)
- Ada Salvi (Funzionaria Archeologa, Responsabile Area Funzionale II - Patrimonio Archeologico)
- SABAP per le Province di Pisa e Livorno
- Valerio Tesi (Soprintendente)
- Elena Sorge (Funzionaria Archeologa, Responsabile Area Funzionale II - Patrimonio Archeologico)
- SABAP per le Province di Lucca e Massa Carrara
- Angela Acordon (Soprintendente)
- Marta Colombo (Funzionaria Archeologa)

 
  • Direzione Regionale Musei della Toscana
- Musei, Parchi ed Aree Archeologiche
- Stefano Casciu (Direttore)
- Susanna Sarti (Direttrice delle Aree Archeologiche Nazionali di Cosa, Roselle, Vetulonia e Montefortini)
 
  • Università
- Università di Firenze – Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS)
         - Paolo Liverani (Direttore e Professore Ordinario di Topografia Antica)
- Domenico Lo Vetro (Professore Associato di Preistoria e Protostoria, Direttore del Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria “P. Graziosi” di Firenze)
- Università di Siena – Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali (DSSBC)
         - Enrico Zanini (Direttore e Professore Ordinario di Metodologia della Ricerca Archeologica)
- Giovanna Pizziolo (Professoressa Associata di Preistoria e Protostoria)
- Università di Siena – Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente (DSFTA)
         - Francesco Boschin (Professore Associato)
         - Adriana Moroni (Professoressa Associata)
- Università di Pisa – Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere (DCFS)
- Federico Cantini (Professore Ordinario di Archeologia Cristiana e Medievale)
- Fabio Fabiani (Professore Associato di Archeologia Classica)
- Università per Stranieri di Siena – Dipartimento di Studi Umanistici (DSU)
- Jacopo Tabolli (Ricercatore in Etruscologia e Antichità Italiche)
 
  • Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale
- Giorgio Franco Pocobelli (Ricercatore e Professore a contratto alla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Firenze)
 


CALL FOR POSTERS
 
Per partecipare alle sessioni di presentazione dei posters, è necessario compilare il modulo sottostante, incluso un ABSTRACT (massimo 2000 caratteri, spazi inclusi), che sarà valutato e approvato dal Comitato Tecnico-Scientifico.
- Scadenza invio abstract: entro 21 aprile 2023
- Comunicazione approvazione dell'abstract: entro 5 maggio 2023

Solo dopo l’eventuale approvazione dell’abstract, il poster dovrà essere realizzato seguendo il modello fornito qui sotto in download e dovrà rispettare le regole contenute all'interno del file PPT. La versione definitiva del poster dovrà essere inviata al seguente indirizzo email: archeotoscana@camnes.org
 
:: scarica il modello in PPT del poster


>> INVIO POSTER CHIUSO <<

 


ATTI DEL WORKSHOP
 
Tutti gli interventi e i poster presentati durante il workshop saranno revisionati per la pubblicazione dal Comitato Tecnico-Scientifico e raccolti nel volume degli Atti, che sarà pubblicato all'interno della serie SANEM (Arbor Sapientiae editore). Le norme redazionali e le date di scadenza per la presentazione dei contributi scritti saranno fornite agli autori entro la fine del mese di Giugno 2023.
 

DATE IMPORTANTI
 
  • Venerdì 21 Aprile: Chiusura Call for Posters
  • Entro venerdì 5 Maggio: Selezione dei posters e comunicazione accettazione. Pubblicazione poster abstracts
  • Entro venerdì 19 Maggio: Scadenza conferma partecipazioni relatori e autori poster.
  • 7-9 Giugno: Workshop
 

Programma Interventi

Gli abstract dei singoli interventi sono elencati sotto al programma.

 


 

Mercoledì 7 giugno 2023
 
 
Sessione di apertura 9:00-10:00 Saluti istituzionali
Archeologia per le Comunità
Chair: Giovanna Pizziolo

 
10:00-10:20 Archeologia per e con la/le comunità: per una concreta attuazione alla Convenzione di Faro
Andrea Arrighetti, Elisabetta Giorgi, Alessandra Nardini, Laura Pagliantini, Nicoletta Volante (Università degli studi di Siena)
10:20-10.40 Archeologia per le comunità: approcci partecipativi e strategie comunicative dell’Università di Pisa
Anna Anguissola, Gabriele Gattiglia, Simonetta Menchelli (Università di Pisa)
10:40-11:00 Archeologia Pubblica e sviluppo urbano: l’approccio Deep-Cities a Novoli-San Donato (Firenze)
Michele Nucciotti (Università di Firenze)
11:00-11:20 Co-progettazione, social media e mediazione di un patrimonio condiviso: le aree archeologiche di Vetulonia, Roselle e Cosa tra collaborazioni consolidate e nuovi progetti
Claudia Noferi (DRM Toscana MIC)
11:20-11:35 Discussione
Pausa Caffè 11:35-11:50 Proiezione Poster 1
Archeologia della Produzione
Chair: Francesco Boschin

 
11:50-12:10 Risorse ed economie nei paesaggi minerari maremmani dalla Preistoria alla prima Età Moderna
Luisa Dallai, Giovanna Pizziolo, Nicoletta Volante, Andrea Zifferero (Università degli studi di Siena)
12:10-12:30 Gestione delle risorse naturali, produzione, riciclo e sostenibilità: le risorse litiche tra Paleolitico e Contemporaneità. Le ricerche dell’Università di Pisa
Claudia Sciuto, Elisabetta Starnini, Cristiana Petrinelli Pannocchia (Università di Pisa)
12:30-12:45 Discussione
Pausa pranzo 12:45-13:45 Proiezione Poster 2
Pubblico e Privato: tra Promozione e Collaborazione
Chair: Marta Colombo

 
13:45-14:05 Un insediamento protostorico nella periferia di Pisa
Claudia Rizzitelli (SABAP Pisa e Livorno) - Antonio Alberti - M. Chiara Bettini - Alessandro Zanini
14:05-14:25 Il prodotto turistico omogeneo ‘Toscana Terra Etrusca’
Chiara Lanari (Regione Toscana) - Francesco Tapinassi (Toscana Promozione Turistica) - Maria Angela Turchetti (Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria)
Giuseppe M. Della Fina (Fondazione Museo Claudio Faina) - Gianluca Bambi (Università di Firenze)
14:25-14:45 Una bottega tintoria rinascimentale nel Centro Storico di Lucca: esempio virtuoso di collaborazione fra pubblico e privato
Neva Chiarenza (SABAP Lucca e Massa Carrara)
14:45-15:05 Novità da Cosa. L’archivio dell’American Academy racconta
Giada Fatucci, Susanna Sarti (DRM Toscana MIC)
15:05-15:25 Discussione
Pausa Caffè 15:25-15:40 Proiezione Poster 3
Valorizzazione: dallo Scavo al Museo 1
Chair: Ada Salvi

 
15:40-16:00 Il Museo di Grosseto, Roselle ed il progetto GRITACCESS del Programma Italia-Francia Marittimo
Chiara Valdambrini (MAAM) - Claudia Noferi (DRM Toscana MIC) - Valter Nunziatini, Linda Venturi, Daniele Visconti (Regione Toscana)
16:00-16:20 Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia, il Museo di Piombino e l'Accordo MIC-RT-Comune di Piombino come best practice
Silvia Guideri, Marta Coccoluto (Parchi Val di Cornia s.p.a) - Elena Pianea (Regione Toscana) - Alessandro Bezzini (Comune di Piombino) - Valerio Tesi (SABAP Pisa e Livorno) - Leonardo Bochicchio (SABAP Pisa e Livorno) - Stefano Casciu, Maria Gatto (DRM Toscana MIC)
16:20-16:40 Tutela e valorizzazione dei beni archeologici dalle cave di Carrara: problematiche e interventi realizzati
Giulia Picchi (SABAP Lucca e Massa Carrara)
16:40-17:00 Le navi antiche di Pisa tra ricerca, valorizzazione e formazione
Andrea Camilli (DRM Toscana MIC)
Pausa Caffè 17:00-17:15 Proiezione Poster 4
Valorizzazione: dallo Scavo al Museo 2
Chair: Susanna Sarti

 
17:15-17:35 Dallo scavo al museo: studio, restauro e valorizzazione del sarcofago in piombo di Antraccoli – Lucca
Neva Chiarenza (SABAP Lucca e Massa Carrara)
17:35-17:55 Gli Arretina vasa: una questione di branding. Il racconto della fortuna della terra sigillata aretina nelle sale rinnovate del Museo Archeologico Nazionale di Arezzo
Maria Gatto (DRM Toscana MIC) - Francesca Condò (DG Musei MIC)
17:55-18:15 Dilacerata Signa: frammenti di statuaria romana in bronzo dai Renai di Signa. Dal recupero alla musealizzazione
Annalena Brini,  Anna Patera (Opificio delle Pietre Dure) - Monica Salvini, Arianna Vernillo (SABAP Firenze, Pistoia, Prato) - Gabriella Capecchi, Paolo Liverani (Università di Firenze) - Pasquino Pallecchi (già Funzionario Geologo, SABAP Firenze, Pistoia, Prato) - Giovanni Rotondi (Restauratore, già studente Opificio delle Pietre Dure)
18:15-18:35 Discussione
 

Giovedì 8 giugno 2023
 
 
Tra Ricerca e Archeologia Preventiva 1
Chair: Elena Sorge

 
9:15-9:35 Nei siti delle statue stele lunigianesi: localizzazione e sondaggi nei luoghi di ritrovamento
Marta Colombo (SABAP Lucca e Massa Carrara)
9:35-9:55 Scoperta e scavo di due pozzi antichi a Empoli e Montespertoli (FI). Metodi d’indagine e scelte strategiche a confronto
Michele Bueno, Ursula Wierer (SABAP Firenze, Pistoia, Prato) - Lorenzo Cecchini, Andrea Violetti, Ludovico Giannini, Giulia Gallerini, Francesco Cini (Cooperativa Ichnos) - Agnese Pittari, Mauro Stefanelli (Archeorete)
9:55-10:15 Nuovi dati per Cortona: l’area di Camucia alla luce delle più recenti indagini archeologiche
Ada Salvi (SABAP Siena, Grosseto, Arezzo)
Pausa Caffè 10:15-10:30 Proiezione Poster 5
Tra Ricerca e Archeologia Preventiva 2
Chair: Pierluigi Giroldini

 
10:30-10:50 L’Anfiteatro che non c’era. Scavo, restauro e valorizzazione
Elena Sorge (SABAP Pisa e Livorno)
10:50-11:10 Notizie dal sottosuolo: vecchi dati e nuove ricerche di archeologia a Siena
Debora Barbagli (Santa Maria della Scala) - Stefano Campana, Stefano Camporeale, Rossella Pansini (Università degli studi di Siena) - Gabriella Carpentiero (SABAP Siena, Grosseto, Arezzo) - Jacopo Tabolli (Università per Stranieri di Siena) - Andrea Violetti (Cooperativa Ichnos)
11:10-11.30 Il Foro di Rusellae e il suo Augusteo
Paolo Liverani (Università di Firenze), Caterina Grassi (Sapienza Università di Roma)
11:30-11:50 Ai confini dell'ager populoniensis: il complesso monumentale del Bagno del Re al Frassine (Monterotondo Marittimo, GR)
Valeria Acconcia, Folco Biagi, Valerj Del Segato, Enrico Maria Giuffrè, Matteo Milletti (SABAP Siena, Grosseto, Arezzo)
11:50-12:10 Discussione
Pausa pranzo 12:10-13:15 Proiezione Poster 6
Tra Ricerca e Archeologia Preventiva 3
Chair: Fabio Fabiani

 
13:15-13:35 L’Edificio P e i suoi intonaci dipinti: nuove indagini a Cosa
Ilaria Romeo, Anna Maria Nardon (Università di Firenze)
13:35-13:55 Il sito archeologico della Linguella a Portoferraio: nuovi interventi di scavo, restauro e musealizzazione
Lorella Alderighi (SABAP Pisa e Livorno)
13:55-14:15 Pienza (SI). Un gruppo di sepolture medievali dalla Pieve di Corsignano. Primi dati
Giovanni Altamore (SABAP Siena, Grosseto, Arezzo)
14:15-14:35 Discussione
Pausa Caffè 14:35-14:50 Proiezione Poster 7
Il Mestiere e gli Strumenti della Tutela
Chair: Gabriele Gattiglia

 
14:50-15:10 Gli attrezzi del mestiere che verrà: metodi di raccolta, analisi e condivisione del dato alla luce dell’esperienza dell’Università di Pisa
Gabriele Gattiglia, Federico Cantini, Fabio Fabiani, Simonetta Menchelli (Università di Pisa)
15:10-15:30 Il mestiere della tutela. L’attività archeologica delle soprintendenze dopo un decennio di riforme: uno sguardo dalle province di Firenze, Pistoia e Prato
Michele Bueno, Pierluigi Giroldini, Valentina Leonini, Monica Salvini, Massimo Tarantini, Arianna Vernillo, Silvia Vilucchi, Ursula Wierer (SABAP Firenze, Pistoia, Prato)
15:30-15:50 Strumenti digitali per la tutela archeologica delle province di Pisa e Livorno: il GIS-ARCHEO
Marcella Giorgio (SABAP Pisa e Livorno)
15:50-16:10 Il Portale Cultura della Regione Toscana e il patrimonio digitale etrusco
Vittorio Mascelli (Reparto Antichità Etrusco-Italiche. Musei Vaticani) - Marta Coccoluto (Consulente editoriale) - Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) - Paolo Baldi (Regione Toscana)
16:10-16:30 Discussione
Pausa Caffè 16:30-16:45 Proiezione Poster 8
Luoghi Sacri
Chair: Stefano Valentini

 
16:45-17:05 Percorsi e paesaggi sacri dai culti preistorici alla cristianità tardo medievale: nuovi dati e interpretazioni dal territorio senese
Marco Valenti, Nicoletta Volante, Stefano Campana, Alessandra Nardini, Stefano Bertoldi (Università degli studi di Siena)
17:05-17:25 Lo scavo del Bagno Grande: dalla tutela alla ricerca
Emanuele Mariotti (Università per Stranieri di Siena) - Ada Salvi (SABAP Siena, Grosseto, Arezzo)
17:25-17:45 Novità sul regime delle offerte in bronzo dalla vasca sacra
Mattia Bischeri, Marco Pacifici (Università per Stranieri di Siena)
17:45-18:05 Discussione
 

Venerdì 9 giugno 2023
 
 
Paesaggi e Insediamenti: la Toscana Tirrenica
Chair: Giorgio Franco Pocobelli

 
9:15-9:35 Il promontorio dell’Argentario nel Paleolitico medio. Come geomatica, geologia e archeologia possono ricostruire i paesaggi del passato
Enrico Conti, Ivan Martini, Adriana Moroni, Francesco Boschin, Vincenzo Spagnolo (Università degli studi di Siena)
9:35-9:55 Paesaggi insediativi e di potere tra Maremma e arcipelago toscano nella lunga durata: continuità, discontinuità, resilienze, nuove prospettive
Giovanna Bianchi, Franco Cambi, Stefano Campana, Stefano Camporeale, Elisabetta Giorgi, Cynthia Mascione, Laura Pagliantini, Luca Passalacqua, Giovanna Pizziolo, Nicoletta Volante, Enrico Zanini, Andrea Zifferero (Università degli studi di Siena)
9:55-10:15 Ricostruire i paesaggi tra città e territorio: ricerche dell’Università di Pisa tra Alpi Apuane e costa tirrenica
Federico Cantini, Fabio Fabiani, Gabriele Gattiglia, Simonetta Menchelli, Lisa Rosselli (Università di Pisa)
10:15-10:35 Discussione
Pausa Caffè 10:35-10:50 Proiezione Poster 9
Paesaggi e Insediamenti: 
Florentia e il suo Ager
Chair: Paolo Liverani

 
10:50-11:10 La centuriazione di Firenze: nuovi spunti di ricerca dalle immagini aeree
Giorgio F. Pocobelli (CNR-ISPC)
11:10-11:30 La strada e la sua gente: dinamiche di occupazione di un settore dell’agro centuriato di Florentia alla luce delle ricerche presso il Viola Park (Bagno a Ripoli, FI)
Pierluigi Giroldini (SABAP Firenze, Pistoia, Prato) - Erika Albertini, Carlotta Bigagli, Federica Mennuti, Alessandro Palchetti, Rosalba Settesoldi (B&P Archeologia Srl)
11:30-11:50 Eredità Culturali: l’acquedotto romano di Florentia e la viabilità antica
Giovanna Liberotti (Università di Firenze)
11:50-12:10 Discussione
Pausa pranzo 12:10-13:30 Proiezione Poster 10

Sessione Poster
Chair: Valentina Santini

 
13:30-14:30 Discussione
Pausa Caffè 14:30-15:00  

Sessione Plenaria di chiusura
Chairs: Elena Sorge, Giovanna Pizziolo, Federico Cantini
Pierluigi Giroldini, Paolo Liverani, Stefano Valentini

 
15:00 Discussione finale
 

Programma Poster

Le varie "PROIEZIONI" sono riscontrabili nel Programma Interventi (sopra).
Gli abstract dei singoli poster sono elencati sotto al programma.

 
Mercoledì 7 giugno 2023

Giovedì 8 giugno 2023
 
Venerdì 9 giugno 2023

PROIEZIONE 1 (11:35-11:50)

PROIEZIONE 5 (10:15-10:30)

PROIEZIONE 9 (10:35-10:50)
Archeologia per le Comunità

Archeologia sociale: esperianze di gestione per uno sviluppo educativo delle comunità
Maddalena Chelini, Fabio Martini, Lucia Sarti, Chiara De Marco
Valorizzazione: dallo Scavo al Museo 1

Interventi di valorizzazione nel Parco Archeologico Naturalistico di Belverde (Cetona, SI)
Maria Teresa Cuda, Angela Cardini, Claudio Mancianti, Massimo Marini, Nicoletta Volante
Tra Ricerca e Archeologia Preventiva 1

Le mura di pietra e di acqua. Dati preliminari per lo studio delle fortificazioni della Badia di Settimo
Alberto Agresti, Guido Agresti, Marie Ange Causarano, Lorenzo Crescioli, Lucrezia Cuniglio, Gianfranco Morelli, Ursula Wierer

"ABC-Archeologia Bene Comune”: una rete di musei toscani per la valorizzazione della Preistoria
Chiara De Marco, Maria Teresa Cuda, Fabio Martini, Giovanna Pizziolo, Lucia Sarti, Nicoletta Volante
Il Museo Archeologico di Gonfienti
Francesca Bertini, Arianna Vernillo
Badia di S. Salvatore a Settimo a Scandicci (FI). La riscoperta della Sala capitolare del monastero cistercense. Dati preliminari delle ricerche (2021-2022)
Alberto Agresti, Guido Agresti, Marie Ange Causarano, Lorenzo Crescioli, Lucrezia Cuniglio, Anna Floridia, Massimo Gavazzi, Sonia Mugnaini, Giovanni Roncaglia, Ursula Wierer

PROIEZIONE 2 (12:45-13:45)

PROIEZIONE 6 (12:10-13:15)

PROIEZIONE 10 (12:10-13:30)
Tra Ricerca e Archeologia Preventiva 1

Le ricerche archeologiche sul geosito di La Pietra (Roccastrada-Grosseto)
Sem Scaramucci, Adriana Moroni, Ivan Martini
Valorizzazione: dallo Scavo al Museo 2

Il Lago degli Idoli. Dalla scoperta alla musealizzazione nel ventennale degli scavi
Francesco Trenti
Tra Ricerca e Archeologia Preventiva 2

Antichi tracciati tra Firenze e Arezzo: testimonianze archeologiche presso lo Spedale del Bigallo (Bagno a Ripoli, FI)
Cristina Ducci

Strategie di lavoro in una miniera di cinabro Tardo Neolitica. Dati preliminari sull’analisi tecno-funzionale e petrografica dei macrolithic tools di Poggio Spaccasasso (Alberese, GR)
Andrea Terziani, Cecilia Viti, Nicoletta Volante
 
Interventi di documentazione e restauro nella tomba dipinta del Colle Casuccini a Chiusi (SI)
Ada Salvi, Jacopo Tabolli, Andrea Violetti, Lorenzo Cecchini, Ludovico Giannini, Francesco Cini, Marco Fiorucci
Lo scavo del Palatium della Rocca di Civitella in Val di Chiana (AR): dati preliminari e primi risultati
Ada Salvi, Alessio Mini

Tumuli etruschi a Volterra: ricerche nella necropoli delle Colombaie
Lisa Rosselli, Carmine De Mizio, Maria Vittoria Riccomini
 
Le mura urbiche di Cortona. Nuovi studi per un patrimonio da riscoprire
Pietro Matracchi, Paolo Bruschetti, Ada Salvi
Nuovi dati dal quartiere ceramico dell’Abbadia Nuova di Siena tra XVII e XVIII secolo
Stefano Bertoldi

Nuovi dati dalla residenza etrusca di Piano Tondo a Castelnuovo Berardenga (SI)
Ada Salvi, Federico Salzotti
Cosa: dallo scavo alla realtà virtuale
Andrea De Giorgi, Allison E. Smith, Matthew Brennan
Paesaggi e Insediamenti

MobiliTy: la transizione tra Paleolitico Medio e Superiore in Toscana nordoccidentale sotto la lente della tecnologia e delle materie prime
Jacopo Gennai, Elisabetta Starnini
Cosa e i suoi materiali: produzioni locali e contatti mediterranei
Martina Rodinò, Alessia Contino, Lucilla D’Alessandro
Pisa, ex-Salesiani. Dallo scavo alla musealizzazione
Antonino Meo, Claudia Rizzitelli

Il popolamento preistorico tra area fiorentina e Mugello: nuovi dati
Fabio Martini, Lapo Baglioni, Patrizio Balli, Chiara De Marco, Manuela Fusi, Isabella Matera, Gaia Mustone, Pasquino Pallecchi, Matteo Penco, Lucia Pasquariello, Lucia Sarti
Le domus di Piazza Andrea del Sarto a Pisa
Stefano Genovesi, Fabio Fabiani, Alberto Caroti, Francesco Ghizzani, Germana Sorrentino
Il Mestiere e gli Strumenti della Tutela 1

Archeologia preistorica in area fiorentina: un esempio di archeologia preventiva ante litteram. Complessità e potenzialità della gestione dei dati acquisiti per la ricostruzione storica di un territorio
Lucia Sarti, Fabio Martini
 
Il contributo dell’industria litica per la comprensione dei paesaggi preistorici nel Parco Regionale della Maremma: nuovi dati dalle ricognizioni archeologiche
Gaia Mustone, Giovanna Pizziolo, Matteo Faraoni
PROIEZIONE 3 (15:25-15:40)
Il quadro conoscitivo archeologico del nuovo Piano Strutturale del Comune di Firenze
Monica Salvini, Stefania Fanfani, Paolo Liverani
Ricostruire i Paesaggi costieri: ricerca interdisciplinare a Vada Volaterrana
Domingo Belcari
Tra Ricerca e Archeologia Preventiva 2

Vada Volaterrana. Il sistema portuale e la sua comunità
Paolo Sangriso, Silvia Marini
PROIEZIONE 7 (14:35-14:50) “IN TRANSUMANZA: TRA ARCHEOLOGIA, ANTROPOLOGIA E STORIA”. Origine e sviluppo della transumanza in Toscana: una mostra interdisciplinare all’interno del programma interreg. CAMBIO VIA
Giovanna Pizziolo, Fabio Mugnaini, Nicoletta Volante, Andrea Zagli, Chiara Valdambrini, Valter  Nunziatini, Daniele Visconti, Cristina Attilio, Linda Venturi
L'indagine archeologica di Sant’Antonio, Comune di Montaione
Sabrina Bartali, Antonio Alberti, Elena Funghini, Sonia Turi, Alessandro Costantini, Fabio Stratta
Il Mestiere e gli Strumenti della Tutela 2

PROTECT. Un progetto di archeosismologia per la città di Siena
Andrea Arrighetti, Marco Repole, Raffaella Leporini 
Archeologia della Produzione

Nuove ricerche, vecchie collezioni: gli ornamenti in steatite pre-protostorici della Toscana
Cristiana Petrinelli Pannocchia, Alice Vassanelli, Antonio Borzatti de Loewenstern, Barbara Raimondi

PROIEZIONE 4 (17:00-17:15)
I pozzi di butto del centro storico di Siena: buone pratiche nel recupero e nello studio dei reperti
Jacopo Crezzini, Jacopo Bruttini, Marco Giamello, Debora Caldarelli
MARMO: i più antichi manufatti in marmo della Toscana
Alice Vassanelli
Tra Ricerca e Archeologia Preventiva 3

Tra il Colle di San Donato e il Colle di San Pietro. Conferme e novità per l'archeologia di Arezzo
Ada Salvi, Hermann Salvadori
PROIEZIONE 8 (16:30-16:45)  

Fonti scomparse e pozzi ritrovati alle Due Porte (via Stalloreggi, Siena)
Cristina Menghini
Il Mestiere e gli Strumenti della Tutela

Un approccio multi-disciplinare allo studio della mobilità italiana nel Medioevo (secoli XI-XIV). Il caso del cimitero della canonica di San Sisto a Pisa
Agnese Sagliuoccolo, Federico Cantini, Antonio Fornaciari, Valentina Giuffra
 
 
Belfiore: dalla torre al castello. Primi dati dalle indagini di archeologia preventiva
Ada Salvi, Riccardo Bargiacchi, Dimitri Pizzuto, Chiara Marcotulli
 

Titoli e abstracts degli interventi


 
  • REGIONE TOSCANA (DIREZIONE BENI, ISTITUZIONI, ATTIVITÀ CULTURALI E SPORT)
 
Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia, il Museo di Piombino e l'Accordo MIC-RT-Comune di Piombino come best practice
 
Silvia Guideri, Marta Coccoluto
(Parchi Val di Cornia s.p.a) - Elena Pianea (Direttrice Direzione Beni, istituzioni, attività culturali e sport Regione Toscana) - Alessandro Bezzini (Comune di Piombino) - Valerio Tesi (Soprintendente ABAP Pisa e Livorno) - Leonardo Bochicchio (Soprintendenza ABAP Pisa e Livorno) - Stefano Casciu (Direttore Regionale Musei Toscana MIC) - Maria Gatto (Direzione Regionale Musei Toscana MIC)
 
Relazione a più voci sul rinnovato "Accordo per la disciplina dei rapporti fra Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Piombino per l’esercizio coordinato e integrato delle attività di valorizzazione e di fruizione del Parco Archeologico di Baratti e Populonia".
 

Il Museo di Grosseto, Roselle ed il progetto GRITACCESS del Programma Italia-Francia Marittimo
 
Chiara Valdambrini (Museo Civico di Archeologia e d’Arte della Maremma – Grosseto) - Claudia Noferi (Direzione Regionale Musei Toscana MIC) - Valter Nunziatini (Regione Toscana) - Linda Venturi (Settore gestione della programmazione leader sul livello territoriale di Siena e Grosseto, Regione Toscana) - Daniele Visconti (Dirigente settore gestione della programmazione leader sul livello territoriale di Siena e Grosseto, Regione Toscana)
 

L’intervento riferisce dell’attività di creazione di una navetta dal Museo Archeologico e di Arte della Maremma di Grosseto sino a Roselle, e del percorso dalla stazione al museo, all'interno del progetto Gritaccess, e degli altri interventi realizzati con il progetto strategico Gritaccess del Programma Italia-Francia Marittimo nel campo archeologico.
 

Il prodotto turistico omogeneo ‘Toscana Terra Etrusca’
 
Chiara Lanari (Responsabile Ufficio di Gabinetto del Presidente della Giunta Regionale Toscana e Assessore alla Cultura Eugenio Giani) - Francesco Tapinassi (Direttore - Toscana Promozione Turistica) - Maria Angela Turchetti (MiC, direttrice Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria) - Giuseppe M. Della Fina (Direttore scientifico “Fondazione Museo Claudio Faina”) - Gianluca Bambi (Università di Firenze)
 
Su impulso della legge regionale n. 86 del 20 dicembre 2016 "Testo unico del sistema turistico regionale" che ha innovato la disciplina del turismo in Toscana, è stato introdotto il "prodotto turistico omogeneo". Per prodotto turistico omogeneo s'intende "l'insieme di beni e di servizi di un territorio che compongono un'offerta in grado di rispondere alle esigenze di specifici segmenti della domanda turistica". Per realizzare un'offerta turistica di qualità i Comuni si sono associati per tipologia di prodotto turistico, mediante la stipula di una convenzione. A partire dalla cultura, dai beni culturali si sta cercando di proporre un'offerta omogenea e strutturata che ha come minimo comune denominatore gli etruschi (in Toscana e non solo). Ad oggi oltre cinquanta Comuni, già aderenti al Distretto Etruria Meridionale, hanno sottoscritto la convenzione e stanno proponendo itinerari, idee di viaggio e offerte attraverso gli ambiti e le agenzie. Il prodotto turistico omogeneo è in costruzione e il dialogo e coordinamento tra enti pubblici ed operatori è essenziale.
 

Il Portale Cultura della Regione Toscana e il patrimonio digitale etrusco
 
Vittorio Mascelli (
Reparto Antichità Etrusco-Italiche. Musei Vaticani) - Marta Coccoluto (Consulente editoriale) - Paolo Giulierini (Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli) - Paolo Baldi (Dirigente Settore Patrimonio culturale, museale e documentario. Siti UNESCO. Arte contemporanea – Regione Toscana)
 
La Regione Toscana nell’ambito della programmazione comunitaria sta dando attuazione ad un intervento finalizzato alla creazione di un portale web in grado di mettere a sistema le risorse e migliorare le condizioni di offerta e fruizione del patrimonio culturale toscano nelle aree tematiche definite nel quadro dell’Azione 6.7.1 del POR FESR 2014/2020, una delle cui sezioni sarà dedicata a Gli Etruschi in Toscana: le città dell'Etruria. Nello specifico, secondo quanto stabilito dalla Delibera di Giunta n. 578/2019, si prevede la realizzazione di una piattaforma web che sia uno strumento informativo e formativo, il luogo di ingresso privilegiato al mondo della cultura toscana, strutturata in modo da offrire un vero e proprio eco-sistema gestionale e informativo caratterizzato  da una infrastruttura centralizzata e al contempo “distribuita”, dotata di un ampio catalogo di servizi concepiti sia per supportare gli operatori culturali nelle attività di gestione e curatela del patrimonio diffuso sia per orientare i fruitori di contenuti culturali attraverso  le sue innovative interfacce di ricerca e i suoi dispositivi di fruizione virtuale ed immersiva. È stato pertanto costituito un Comitato scientifico con il compito di declinare il tematismo in ambiti specifici da sviluppare e tematiche emergenti di maggiore interesse per la realtà regionale toscana, elaborando indirizzi scientifici volti all’individuazione del materiale (digitalizzato o da digitalizzare) che popolerà la piattaforma. E’ stata svolta, sulla base dei tematismi, una ampia selezione dei materiali da digitalizzare in 2D e 3D nei musei toscani e non solo, sui quali il Comitato editoriale, assieme al Comitato scientifico, va selezionando i contenuti da rendere disponibili online, sulla base di criteri di strategia culturale a scala regionale, in accordo con le istituzioni coinvolte.

 

 
 
  • SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE E LE PROVINCE DI PISTOIA E PRATO
 
La strada e la sua gente: dinamiche di occupazione di un settore dell’agro centuriato di Florentia alla luce delle ricerche presso il Viola Park (Bagno a Ripoli, FI)
 
Pierluigi Giroldini (Soprintendenza ABAP Firenze, Pistoia, Prato) - Erika Albertini, Carlotta Bigagli, Federica Mennuti, Alessandro Palchetti, Rosalba Settesoldi 
(B&P Archeologia Srl)
 
A partire dal 2020, in occasione dell’avvio del progetto di edificazione del nuovo centro sportivo di Fiorentina AC, sono state intraprese, in accordo con la proprietà, attività di verifica preventiva dell’interesse archeologico che hanno consentito di indagare progressivamente uno dei pochi settori fino ad oggi inedificati del cd. Pian di Ripoli, zona pianeggiante stretta fra la città di Firenze a Ovest, l’Arno a Nord e le basse colline che sovrastano Bagno a Ripoli a Sud e Sud-Est. Le ricerche hanno riportato alla luce una situazione molto articolata, che mostra come l’area fosse occupata a partire dall’età del ferro. Tracce successive indiziano una continuità di frequentazione nel corso del VI sec. a.C., anche se è con la piena età romana che le presenze si fanno stabili e strutturate. A partire da questo momento la zona è attraversata da una strada glareata (conservata per più di 100 metri) che risulta, in base alle più recenti ricostruzioni della centuriazione successiva alla deduzione della colonia di Florentia, corrispondente ad uno dei cardini centuriali. Attorno ad esso sono stati individuati due distinti nuclei di necropoli, caratterizzati da un utilizzo di lunghissimo periodo: se le prime attestazioni sono di età alto-imperiale, l’analisi preliminare dei materiali indica che le ultime tombe si inquadrano tra V e VI secolo d.C. Accanto ai resti funerari sono stati individuati anche due nuclei strutturali, dei quali il più esteso pertinente ad una struttura produttiva (forse una villa rustica) che ha conosciuto più fasi di utilizzo. In questa sede viene proposto un primo inquadramento delle dinamiche di evoluzione territoriale diacronica, con un’attenzione particolare alle pratiche funerarie della comunità che occupava, in età antica, questa porzione dell’agro fiorentino.
 

Dilacerata Signa: frammenti di statuaria romana in bronzo dai Renai di Signa. Dal recupero alla musealizzazione
 
Annalena Brini, Anna Patera (Opificio delle Pietre Dure) - Monica Salvini, Arianna Vernillo (Soprintendenza ABAP Firenze, Pistoia, Prato) - Gabriella Capecchi, Paolo Liverani (Università di Firenze) - Pasquino Pallecchi (
già Funzionario Geologo, SABAP Firenze, Pistoia, Prato) - Giovanni Rotondi (Restauratore, già studente Opificio delle Pietre Dure)
 
Alla fine del 2020, nell’ambito della consolidata collaborazione esistente fra la Soprintendenza ABAP di Firenze, Pistoia e Prato e l’Opificio delle Pietre Dure, è stato trasferito presso l’Istituto fiorentino un gruppo di ventotto frammenti bronzei di età romana, alcuni con evidenti tracce di doratura. La contestuale attestazione di parti anatomiche umane e relative a una figura equina indirizzarono allora verso l’idea della possibile appartenenza a un unico monumento equestre di dimensioni superiori al vero. I reperti furono consegnati nel 2011 all’allora Soprintendenza Archeologica della Toscana dal Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Firenze con un generico riferimento di provenienza “dell’Isola dei Renai nel comune di Signa”, vasta area alluvionale a ovest di Firenze, già sede di numerose cave di sabbia e nota per il ritrovamento di vario materiale archeologico. Nonostante la presenza sulle superfici bronzee di depositi di diversa natura che ne impedivano una lettura accurata, fu subito evidente l’eccezionale qualità artistica di alcuni dei pezzi rinvenuti. Inoltre, sulla base di evidenti analogie morfologiche e di tipo chimico-fisico fu ipotizzato un apparentamento con i due frammenti bronzei esposti presso il Museo Archeologico di Firenze, anch’essi indicati con possibile provenienza dalla stessa zona. I preliminari, ma significativi, dati emersi dall’intervento di restauro, avviato nell’ambito di una tesi della Scuola di Alta Formazione e di Studio dell’Opificio, hanno fatto propendere verso una nuova interpretazione del contesto, trattandosi con tutta probabilità di frammenti pertinenti a gruppi statuari diversi, come parrebbe anche confermato dalle indagini scientifiche in corso e dalla presenza sulle superfici di dettagli tecnologici (doratura, tasselli, riparazioni, giunzioni ecc.) molto diversi fra loro, difficilmente riconducibili ad un unico complesso statuario e/o officina bronzistica. Verranno presentati in questa sede gli esiti delle analisi diagnostiche e i risultati del restauro che hanno contribuito all’inquadramento stilistico-tipologico dei manufatti e alla ricostruzione del paloeambiente, e favorito l’occasione di una prima esposizione all’interno del Complesso del Mulino dell’area archeologica di Gonfienti (PO).
 

Scoperta e scavo di due pozzi antichi a Empoli e Montespertoli (FI). Metodi d’indagine e scelte strategiche a confronto
 
Michele Bueno, Ursula Wierer (Soprintendenza ABAP Firenze, Pistoia, Prato) - Lorenzo Cecchini, Andrea Violetti, Ludovico Giannini, Giulia Gallerini, Francesco Cini (Cooperativa Ichnos) - Agnese Pittari, Mauro Stefanelli (Archeorete)
 
Nel corso di indagini di archeologia preventiva condotte negli anni 2020 e 2021 sono stati intercettati due pozzi antichi ubicati in territori a sudovest di Firenze: il primo, venuto alla luce nella piana alluvionale dell’Arno ad Empoli, è attribuibile all’età del bronzo, il secondo, emerso nelle colline della Valdelsa a Montespertoli, è invece databile ad un orizzonte etrusco-arcaico. Lo scavo pressoché in contemporanea delle due strutture costituisce oggi l’occasione per un confronto sulle scelte strategiche e sulle diverse metodologie d’indagine che sono state adottate in ragione delle caratteristiche dei due contesti. Ripercorrendo le principali fasi delle ricerche parallele, si presentano in questa sede i risultati preliminari degli scavi e delle analisi nonché le prospettive di valorizzazione.
 

Il mestiere della tutela. L’attività archeologica delle soprintendenze dopo un decennio di riforme: uno sguardo dalle province di Firenze, Pistoia e Prato
 
Michele Bueno, Pierluigi Giroldini, Valentina Leonini, Monica Salvini, Massimo Tarantini, Arianna Vernillo, Silvia Vilucchi, Ursula Wierer (Soprintendenza ABAP Firenze, Pistoia, Prato)
 
Nel 2013 la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana aveva ampiamente contribuito al workshop “Archeologia a Firenze”. La presentazione delle attività di scavo e ricerca in corso di svolgimento permetteva di cogliere il quadro delle azioni di tutela portate avanti istituzionalmente nella regione. A distanza di dieci anni, il quadro organizzativo e, almeno in parte, normativo sono decisamente cambiati. Più di un fattore ha contribuito al mutamento: come noto, le profonde riforme che hanno interessato l’architettura del Ministero, concluse con il cambio di denominazione in Ministero della Cultura, hanno scardinato l’assetto mantenuto (salvo brevi parentesi) fin dall’istituzione delle soprintendenze ai primi del Novecento. Da organo avente competenze sulla tutela e sulla valorizzazione dei luoghi della cultura statali dell’intera regione Toscana, la Soprintendenza archeologica ha conosciuto dapprima lo scorporo del settore valorizzazione, affidato ai neonati Poli regionali, in seguito la soppressione nel 2016 con l’accorpamento nelle soprintendenze uniche. Da allora, realtà funzionali territorialmente meno estese, ma comprendenti più competenze tecniche (archeologi, architetti, storici dell’arte, antropologi) sono chiamate a esercitare la tutela dei territori di propria competenza: tale radicale riassetto, se da un lato ha generato notevoli problemi organizzativi, dall’altra ha aperto le porte a nuove sinergie, consentendo talvolta una maggiore incisività dell’azione di tutela archeologica legata a una pluralità di fattori, dalla gestione di territori più limitati, dunque meglio raggiungibili, al dialogo tra figure istituzionali che fino a poco tempo fa agivano senza una reale sinergia. Il pressoché concomitante varo, in Toscana, del Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico, ha comportato ad esempio la possibilità, in sede di processi di adeguamento-conformazione degli strumenti urbanistici al PIT-PPR, di riportare maggiormente l’attenzione sugli aspetti archeologici, rimasti marginali in sede di elaborazione del Piano. Il presente intervento intende affrontare, pur con lo sguardo parziale di un ufficio che si occupa solo di una porzione del territorio regionale, come le trasformazioni delineate si siano tradotte in una evoluzione della pratica della tutela, attraverso l’analisi delle più evidenti ricadute che la ‘nuova normalità’ post-riforma ha esercitato e esercita sui beni archeologici.
 
 
 
  • SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LE PROVINCE DI SIENA, GROSSETO E AREZZO
 
Nuovi dati per Cortona: l’area di Camucia alla luce delle più recenti indagini archeologiche

Ada Salvi (Soprintendenza ABAP Siena, Grosseto, Arezzo)
 
Inserita in un tessuto fortemente urbanizzato, l’area di Camucia, ai piedi di Cortona, si colloca lungo un antico percorso pedecollinare utilizzato sin da epoca protostorica, lungo il quale si collocano i più noti monumenti archeologici della Valdichiana orientale, tra cui gli imponenti tumuli funerari etruschi del Sodo I e II e quello detto François. Nell’ultimo trentennio Camucia ha restituito  una serie di evidenze archeologiche di grande interesse, tra cui lo scarico di terrecotte architettoniche in località “I Vivai-Giardino”, un articolato complesso con portico e altari in via Capitini - viale Gramsci, e da ultimo una  grande struttura con due ingressi simmetrici e un pozzo centrale, con molta probabilità un recinto all’aperto,  nella zona denominata “Ex Maialina”, un tempo sede del mercato del bestiame e oggi destinata a parco ricreativo pubblico. All’interno del recinto sono state indagate diverse fosse riempite con scarti di produzione depositati selettivamente; l'area era sicuramente destinata ad attività per la produzione di ceramica e laterizi, data la massiccia presenza di scarti di fornace e strati arrossati dal fuoco, e connessa alle vicine aree di culto. Il recente scavo del pozzo, terminato nel 2022, ha rilevato al suo interno una stratigrafia complessa e intatta che ne indica un utilizzo nell’arco del II secolo a.C., testimoniato da decine di olle e brocche di impasto, e una fase di obliterazione con un consistente scarico di terrecotte architettoniche assimilabili a quelle delle aree cultuali presenti nelle immediate vicinanze. In attesa del completamento del restauro e della documentazione dei materiali, l’intervento si propone di fornire una prima lettura complessiva, integrata anche dal dato negativo, dell’area di Camucia, ora finalmente tutelata grazie sia alla normativa sull’Archeologia Preventiva, sia all’inserimento di una specifica norma nel Piano Operativo comunale che consente la verifica preventiva e il controllo delle operazioni di scavo anche in caso di lavori effettuati da privati.
 

Pienza (SI). Un gruppo di sepolture medievali dalla Pieve di Corsignano. Primi dati
 
Giovanni Altamore (Soprintendenza ABAP Siena, Grosseto, Arezzo)
 
Recenti scavi stratigrafici (2022), condotti dalla Soprintendenza presso il lato meridionale della Pieve di Corsignano nell’ambito del consolidamento delle sue strutture a valle, hanno messo in luce un gruppo di sepolture distribuite su più fasi tra età alto- e bassomedievale. In attesa della definizione di una cronologia assoluta delle sepolture desunta dalla datazione dei non numerosi manufatti recuperati in associazione alle unità stratigrafiche riconosciute, si presenta in questa sede la seriazione su base stratigrafica delle evidenze recuperate. Ad un momento da collocare tra fine XV e inizi XVI sec. si ascrive verosimilmente un intervento di consolidamento o rifacimento del muro sud del monumento, evidenziato dallo scavo delle sepolture eseguito fino ad esaurimento dei livelli antropici. È auspicabile che il dato incrociato della cronologia assoluta – o di quanto più vicino ad essa verrà  ricavato dallo studio delle evidenze funerarie - e dei rapporti stratigrafici intercorrenti tra area sepolcrale e muro perimetrale sud, affiancato dalla lettura delle testimonianze storiche sull’impianto del cantiere della Pieve, possa chiarire se le evidenti discontinuità riscontrabili nei livelli sottopavimentali del muro rimandino ad una sua fondazione di età bassomedievale (oggi leggibile sulla fronte esterna a partire dall’attuale piano di campagna) ovvero ad una riparazione limitata ai filari più profondi, avvenuta dall’interno dell’aula a seguito di episodi di scivolamento degli strati franosi della collina, con la quale si intese risparmiare le sepolture disposte all’esterno. L’intera vicenda edilizia di età medievale, come suggerito dalla presenza di rinfianchi di pietrame che condizionano anche l’assetto delle sepolture, sembra manifestare l’esigenza, sensibile ancora oggi, di contrastare lo scivolamento dei terreni incoerenti su cui sono impostati gli edifici in questo versante dell’abitato di Pienza e di consolidare le strutture in pericolo.
 

Ai confini dell'ager populoniensis: il complesso monumentale del Bagno del Re al Frassine (Monterotondo Marittimo, GR)
 
Valeria Acconcia, Folco Biagi, Valerj Del Segato, Enrico Maria Giuffrè, Matteo Milletti (Soprintendenza ABAP Siena, Grosseto, Arezzo)
 
Le indagini condotte tra il 2021 e il 2022 nel sito dei Bagni del Re al Frassine di Monterotondo Marittimo (GR) rappresentano un esempio di interazione virtuosa tra esigenze di tutela e ricerca applicata, che in prospettiva potrà essere integrata dagli aspetti legati alla valorizzazione e quindi alla fruizione dell’area. Il programma, coordinato dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio delle province di Siena, Grosseto e Arezzo, si è sviluppato finora anche nei termini di un corretto approccio al concetto stesso di rinvenimento/scoperta archeologica, riportandone i presupposti nel corretto iter previsto dalla normativa. Le ricerche, infatti, hanno preso l’avvio a seguito dell’individuazione di un esteso complesso monumentale da foto satellitari, in un’area fino a quel momento nota solo per rinvenimenti di superficie riferibili al periodo tardo-antico e, soprattutto, per la presenza del Santuario della Madonna del Frassine. Grazie a un finanziamento erogato dalla Direzione Generale Archeologia, belle arti e paesaggio per due anni e con il supporto dell’Istituto Centrale per l’Archeologia, sono state realizzate prima una campagna di prospezioni geofisiche che ha confermato la presenza delle strutture visibili dalle foto satellitari e due campagne di scavo di quattro settimane ciascuna, nel corso delle quali sono stati condotti saggi di scavo mirati a comprendere l’estensione del complesso e a inquadrare la tipologia e la cronologia delle strutture. Queste ultime sembrano riferibili ad un’area monumentalizzata posta ai confini dell’ager populonienses, per la quale è ancora incerto definirne una funzione univoca, utilizzata sicuramente nel corso dell’età imperiale e oggetto di una frequentazione successiva di età tardo-antica/alto-medievale, attestata dal riutilizzo di alcuni ambienti, anche a scopi produttivi (con tracce di attività metallurgica e di riuso materiali da costruzione). Quanto emerso finora rappresenta un utile strumento per programmare interventi futuri, anche in vista di una valorizzazione del complesso, posto peraltro in un punto dalle forti connotazioni paesaggistiche e già al centro di percorsi di visita legati al già ricordato Santuario della Madonna del Frassine.
 

Notizie dal sottosuolo: vecchi dati e nuove ricerche di archeologia a Siena
 
Debora Barbagli (Santa Maria della Scala) - Stefano Campana, Stefano Camporeale, Rossella Pansini (Università degli studi di Siena) - Gabriella Carpentiero (Soprintendenza ABAP Siena, Grosseto, Arezzo) - Jacopo Tabolli (Università per Stranieri di Siena) - Andrea Violetti (Cooperativa Ichnos)
 
Nonostante un interessamento precoce alla conoscenza del passato mitico di Siena da parte degli ambienti eruditi senesi gravitanti attorno a Pio II e l’antica curiosità quattro-cinquecentesca nei confronti della ricostruzione storica del passato della città con le prime ipotesi sulla Siena etrusca del Benvoglienti, poco ancora si conosce sulla localizzazione e sullo sviluppo dell’antica città prima etrusca e poi romana. Sulla collocazione della Senensis colonia al di sopra dell’agglomerato etrusco posto al confine tra i territori di Volterra, Arezzo e Chiusi, identificato come un insediamento di modesta entità dallo stesso Ranuccio Bianchi Bandinelli nei primi anni ’70, rimangono pochi dubbi, ma rimane ancora incerta la sua estensione e il suo sviluppo urbano. Interessanti dati sull’occupazione romana dell’area arrivano invece dalla villa rustica con terme di Pieve al Bozzone scavata da Pietro Piccolomini nel XIX secolo e ora oggetto di nuove indagini. Le fonti letterarie che attestano l’antica origine della città sono poche e sicuramente non sufficienti per una trattazione approfondita sull’impianto urbanistico, l’organizzazione e lo sviluppo della città, mentre il ricorso a ricognizioni di superficie e delle strutture ipogee su tutta l’area della città e lunghe campagne di scavo condotte tra gli anni ’80 i primi anni 2000 dall’Università di Siena al di sotto delle strutture dell’ex Ospedale di Santa Maria della Scala e del Duomo, hanno tentato di affrontare il ‘contesto urbano abitato’ in un’ottica olistica. Nel panorama dell’archeologia urbana il caso di Siena rimane però comunque significativo, dato che tra i centri storici in Italia è uno dei contesti meno conosciuti dal punto di vista del passato archeologico, anche a fronte di numerosi scavi, nella quasi totalità ad oggi inediti. Il recente progetto SoS – Sotto Siena, finanziato dalla Regione Toscana, coordinato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e dall’Università di Siena, in partnership con il Comune di Siena, rappresenta in questa prospettiva un’occasione preziosa per riordinare vecchi dati e per procedere a nuove ricerche con l’elaborazione di un Sistema Informativo Archeologico di Siena sotterranea e la realizzazione di indagini non invasive di Ground Penetrating Radar (GPR) per la mappatura archeologica georeferenziata di tutti gli spazi pubblici della città. Negli ultimi anni, inoltre, anche una maggiore attenzione alle indagini di archeologia preventiva ha permesso di ottenere informazioni inedite che in questo contributo verranno messe insieme nel tentativo di ricostruire il difficile puzzle della Siena etrusca e romana.
 
 
 
  • SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LE PROVINCIE DI PISA E LIVORNO
 
Un insediamento protostorico nella periferia di Pisa
 
Claudia Rizzitelli (Soprintendenza ABAP Pisa e Livorno) - 
Antonio Alberti - M. Chiara Bettini - Alessandro Zanini
 
Le attività di demolizione e successiva ristrutturazione di capannoni destinati al settore produttivo e amministrativo di un’azienda farmaceutica nella periferia di Pisa hanno riportato alla luce una serie di strutture che vanno a comporre una porzione di un villaggio, ben più ampio, frequentato in età protostorica. Le strutture sono riferibili a unità abitative, capanne con tracce dell’alloggio dei pali lungo il perimetro, circondate da buche per rifiuti e alloggiamenti per la conservazione di derrate alimentari. Tracce di sistemi per lo smaltimento delle acque e una grandissima quantità di frammenti ceramici raccontano di un fiorente insediamento, sorto tra le diramazioni del paleo Auser, in un’area umida caratterizzata da aree rilevate e più asciutte sulle quali si è potuto sviluppare l’abitato. Questa nuova scoperta arricchisce notevolmente le evidenze archeologiche dei primi secoli del I millennio a.C. alla foce dell’Arno, confermando l’importanza della zona costiera fra Livorno e Pisa nel quadro dei nuovi assetti territoriali.
 


Strumenti digitali per la tutela archeologica delle province di Pisa e Livorno: il GIS-ARCHEO
 
Marcella Giorgio (Soprintendenza ABAP Pisa e Livorno)
 
Nell’ambito delle attività funzionali all’implementazione dell’uso degli strumenti digitali nella pubblica amministrazione, sin dal 2019 la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno ha iniziato un progetto per la creazione e l’utilizzo di uno strumento GIS utile alla tutela archeologica dei territori di competenza. Il progetto, denominato “GIS ARCHEO”, utilizza come base informatica il programma open sources QGIS ed ha acquisto come base informativa alcuni shape files provenienti da un precedente lavoro GIS della ex Soprintendenza Archeologia della Toscana, per ciò che riguarda le province di Pisa e Livorno. Sulla base di questi primi record, che sono stati uniformati e ricontrollati uno ad uno, il sistema è stato negli anni implementato, non solo nell’acquisizione e inserimento costante di record (attualmente ogni documentazione archeologica acquisita agli atti attraverso il protocollo GIADA viene riversata nel GIS ARCHEO) ma anche nella costruzione di una piattaforma complessa che possa ospitare ogni livello utile a tutte le fasi della tutela archeologica. Il GIS ARCHEO è consultabile sia da parte dei funzionari archeologi della suddetta Soprintendenza nelle normali attività di tutela quotidiane, che da parte agli esterni per eventuali ricerche e lavori legati, ad esempio, ad attività di tirocinio universitario, elaborazione di ViARCH, ricerche di dottorato, elaborazione di Piani strutturali comunali ecc.
 

Il sito archeologico della Linguella a Portoferraio: nuovi interventi di scavo, restauro e musealizzazione
 
Lorella Alderighi (Soprintendenza ABAP Pisa e Livorno)
 
L’impianto termale della Linguella occupa la parte terminale di una lunga striscia di terra che delimita l'antico porto di Portoferraio. Dopo i rinvenimenti del 1548 e del 1683 in occasione della costruzione dei bastioni medicei, e gli scavi del 1976, 1990 e 1991, si è reso indispensabile un intervento di restauro di tutte le strutture di epoca romana attualmente in luce, nonché di interventi per la protezione di ciò che rimane dei pavimenti in opus tessellatum e in opus sectile. Dei 4 pavimenti con rivestimento, allineati tra di loro lungo il bastione di San Francesco (un quinto era stato a suo tempo distaccato e musealizzato), il pavimento in cocciopesto è stato consolidato ed il tessellato policromo, assai fragile e già interrato dopo la scoperta, è stato di nuovo ricoperto dopo il restauro; gli altri due, uno in opus sectile ed uno tessellato policromo, in pessime condizioni di conservazione in quanto frammentati, lacunosi, sottoposti all’ingressione marina ed anche all’asportazione occasionale di parti, sono stati staccati, restaurati e ricostruiti all’interno del museo. In occasione dei restauri sono stati anche eseguiti saggi di scavo che hanno portato in luce parte di un altro ambiente con pavimento in mosaico geometrico policromo e le pareti rivestite di intonaco dipinto in giallo. Il sito avrà a breve una nuova pannellistica e una nuova delimitazione. L’esposizione all’interno del Museo, già modificata con l’inserimento dei due pavimenti e con lo spostamento delle vetrine, vedrà a breve il restauro dell’immobile contenitore ed il suo completo riallestimento con un nuovo percorso didascalico.
 

L’Anfiteatro che non c’era. Scavo, restauro e valorizzazione
 
Elena Sorge (Soprintendenza ABAP Pisa e Livorno)
 
Nel 2015 vennero alla luce i primi resti di un anfiteatro romano nei pressi di Porta Diana a Volterra non ricordato dalle fonti. Dal 2019 si susseguono regolari campagne di scavo che hanno consentito di riportare alla luce circa un quarto della struttura, in buono stato di conservazione. Nel 2022 sono stati stanziati finanziamenti che consentiranno di giungere al completamento dello scavo, al restauro e alla valorizzazione del monumento, e quindi all’inserimento dello stesso nel tessuto urbanistico e monumentale della città di Volterra. L'intervento intende sottolinear la complessità di un intervento che evidenza la necessità di ripensare globalmente il sistema di fruizione dei beni culturali e dei monumenti della città, con un importante ricaduta anche sulle infrastrutture e sui servizi urbani.
 
 
 
  • SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LE PROVINCE DI LUCCA E MASSA CARRARA
 
Dallo scavo al museo: studio, restauro e valorizzazione del sarcofago in piombo di Antraccoli-Lucca
 
Neva Chiarenza (Soprintendenza ABAP Lucca e Massa Carrara)
 
La riorganizzazione dei depositi iniziata nel 2018 ha dato nuovo avvio al progetto di studio e di restauro del sarcofago in piombo rinvenuto nel 2015 in località Antraccoli, a Lucca. Un’équipe multidisciplinare ha analizzato i diversi aspetti di questo reperto unico in Toscana, effettuando indagini approfondite sulla materia prima e sul manufatto, sullo scheletro, sui pollini e su un raro frammento di tessuto all’interno. I risultati hanno permesso di descrivere un uomo vissuto nell’area di Lucca fra IV e V secolo, sepolto con il suo sudario e un omaggio floreale. Il lavoro, finanziato con fondi ministeriali, è sfociato nell’esposizione permanente del sarcofago nelle sale del Museo di Villa Guinigi, grazie alla collaborazione fra Soprintendenza di Lucca e Massa Carrara e Direzione Regionale Musei della Toscana.
 

Una bottega tintoria rinascimentale nel Centro Storico di Lucca: esempio virtuoso di collaborazione fra pubblico e privato
 
Neva Chiarenza (Soprintendenza ABAP Lucca e Massa Carrara)
 
Nel centro storico di Lucca, la collaborazione fra Soprintendenza di Lucca e Massa Carrara e proprietari di un fondo privato in ristrutturazione ha consentito di indagare e documentare i resti di una bottega tintoria rinascimentale, un’attività fondamentale nella produzione della seta e dei panni che hanno fatto la ricchezza della città tra il medioevo e il rinascimento, rendendola famosa in tutta Europa. Lo scavo archeologico ha portato alla luce le strutture per l’applicazione di colori ai tessuti, quali una fornace/caldaia con camera di combustione a pianta circolare, una piattaforma in muratura con sette alloggiamenti circolari recanti ancora i cerchiaggi dei tini, un pozzo per l’approvvigionamento dell’acqua, l’impronta di una macina, oltre a tracce di pigmenti e lacerti di tessuto, attrezzature e utensili di ferro.
 

Tutela e valorizzazione dei beni archeologici dalle cave di Carrara: problematiche e interventi realizzati
 
Giulia Picchi (Soprintendenza ABAP Lucca e Massa Carrara)
 
Le testimonianze archeologiche dalle cave di Carrara costituiscono un patrimonio inestimabile per la conoscenza della storia del territorio. Nonostante la particolare situazione di bacini estrattivi in attività renda complessa l’attuazione degli interventi di tutela, recentemente è stato possibile realizzare, nell’area della cava romana di Fossacava/La Fabbrica, un’importante operazione di tutela e valorizzazione, in collaborazione con il Comune di Carrara. Un finanziamento ministeriale è stato inoltre finalizzato al restauro e consolidamento di un lotto di semilavorati romani esposti al Museo Civico del Marmo.
 

Nei siti delle statue stele lunigianesi: localizzazione e sondaggi nei luoghi di ritrovamento
 
Marta Colombo (Soprintendenza ABAP Lucca e Massa Carrara)
 
Partendo dai siti localizzabili con maggior sicurezza e potendo contare su un finanziamento apposito chiesto al Ministero della Cultura, la Soprintendenza ha iniziato una campagna di sondaggi esplorativi e di scavi archeologici in alcuni dei luoghi in cui nei decenni passati sono state rinvenute statue stele. Al momento sono state svolte 3 campagne di scavo nel sito di Pontevecchio (Fivizzano - MS) e una nel sito di Canossa (Mulazzo - MS). Nel primo caso è stato possibile identificare con un buon grado di sicurezza l’area in cui erano originariamente collocate le 9 statue stele adesso esposte al Museo Archeologico di La Spezia; sia i materiali archeologici che le datazioni al radiocarbonio concordano nel datare la frequentazione del sito al passaggio tra l’età del Rame e la prima età del Bronzo. Da sottolineare anche la scoperta di una ben più antica frequentazione dell’area databile al passaggio tra Paleolitico Superiore e Mesolitico. Nel sito di Canossa di Mulazzo, invece, le indagini hanno portato alla luce una tomba a cassetta ligure, ultima testimonianza della piccola necropoli già identificata all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso grazie al rinvenimento di una statua stele (Canossa I) utilizzata come coperchio di un’altra cassetta.
Nei prossimi mesi sono in programma ulteriori ricerche in altri siti.

 

 
 
  • DIREZIONE REGIONALE MUSEI DELLA TOSCANA (MUSEI, PARCHI ED AREE ARCHEOLOGICHE)
 
Le navi antiche di Pisa tra ricerca, valorizzazione e formazione
 
Andrea Camilli (DRM Toscana, Direttore del Museo delle navi antiche di Pisa)
 
Il percorso iniziato, partito dal lungo e complesso scavo delle navi pisane, iniziato nel 1998 e concluso nel 2016, non si è esaurito nel 2019 con la realizzazione e l’apertura al pubblico del museo. Il contesto, che ha visto la scoperta e l’identificazione di contesti di riva fluviale e di una trentina di relitti di imbarcazioni con i relativi carichi distribuiti in 1200 anni di storia, dal tardo arcaismo alla tarda antichità, è ancora in corso di studio e pubblicazione, e quanto compreso finora dei contesti è in continuo e costante aggiornamento. Proprio per questo il museo è stato pensato come una struttura duttile, facilmente e continuamente aggiornabile ed ampliabile, ed è stato affiancato dalla creazione del vicino centro di restauro del legno bagnato e della biblioteca delle navi – in questi giorni in via di completamento – per affiancare e facilitare la ricerca e la conservazione con le opportunità di formazione, in collaborazione con istituzioni di formazione e ricerca italiane e straniere. ​
 

Gli Arretina vasa: una questione di branding. Il racconto della fortuna della terra sigillata aretina nelle sale rinnovate del Museo Archeologico Nazionale di Arezzo
 
Maria Gatto (DRM Toscana, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Arezzo) - Francesca Condò (DG Musei)
 
La storia romana di Arezzo è segnata negli anni fra la fine della repubblica e il primo impero dalla produzione della terra sigillata, ceramica da mensa dalle caratteristiche inconfondibili che ha conosciuto una diffusione commerciale straordinaria. Gli antichi la riconoscevano come un prodotto caratteristico di Arretium, tanto da chiamare questi vasi color corallo Arretina vasa. Il contributo presenta le due sale che il Museo Archeologico Nazionale di Arezzo dedica ai "vasi corallini", appena rinnovate nell'ambito di un progetto sperimentale della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura; lo scopo è quello di portare l'attenzione su questa produzione talmente diffusa tra i reperti di età antica esposti nei musei da essere spesso paradossalmente trascurata dal pubblico e poco osservata e compresa.
 

Co-progettazione, social media e mediazione di un patrimonio condiviso: le aree archeologiche di Vetulonia, Roselle e Cosa tra collaborazioni consolidate e nuovi progetti
 
Claudia Noferi (DRM Toscana MIC)
 
Le aree archeologiche del grossetano si configurano sempre di più come un polo attrattivo plurifunzionale, da una parte per la loro eterogeneità e dall'altra per la ricchezza della loro potenzialità progettuale. Si passa dalle suggestioni dei maestosi tumuli etruschi di Vetulonia, ai gradevoli e panoramici percorsi che si snodano attraverso le antiche città di Roselle e Cosa, dove la presenza di un piccolo museo che ospita i materiali provenienti dall'antica colonia, rende il sito un caso raro e particolarmente interessante per ogni tipo di pubblico. La profonda integrazione delle aree archeologiche nazionali all'interno del territorio grossetano offre stimolanti spunti per una co-progettazione e per la co-creazione di eventi e attività, non soltanto strettamente legate all'ambito archeologico. Ai servizi educativi più propriamente detti, come le visite guidate e i laboratori per bambini, si affiancano tutta un'altra serie di iniziative legate all'unicità dei luoghi stessi, come i percorsi trekking, nati per apprezzare anche le particolarità naturalistiche dei siti, o come le visite teatralizzate, i documentari e gli spettacoli di commedia, tragedia e danza, che rendono le aree archeologiche del grossetano luoghi sempre più attrattive.
 

Novità da Cosa. L’archivio dell’American Academy racconta
 
Giada Fatucci (DRM Toscana, archeologa collaboratrice) - Susanna Sarti (DRM Toscana, Direttrice delle Aree archeologiche Nazionali di Comeana, Cosa, Roselle e Vetulonia)
 
L’intervento intende presentare i primi risultati del lavoro di spoglio di parte del cd. Archivio Brown conservato presso l’American Academy in Rome. I documenti provenienti dai faldoni di corrispondenza dal 1948 al 1996 gettano nuova luce su due aspetti finora poco conosciuti delle vicende che hanno interessato da un lato l’antica città di Cosa e dall’altro l’attuale Museo Archeologico Nazionale. In particolare verrà illustrata quella che è da considerare probabilmente la prima carta archeologica del cosano, realizzata nel 1865 dallo studioso locale Francesco Marcelliani, nella quale sono puntualmente annotate tutte le presenze archeologiche esistenti nel territorio di Cosa. Saranno poi analizzate le vicende che, nell’immediato secondo dopoguerra, portarono alla progettazione, alla realizzazione e alla donazione dell’edificio che ospita attualmente il Museo Archeologico Nazionale.

 

 
 
  • UNIVERSITÀ DI FIRENZE – DIPARTIMENTO DI STORIA, ARCHEOLOGIA, GEOGRAFIA, ARTE E SPETTACOLO (SAGAS)
 
Eredità Culturali: l’acquedotto romano di Florentia e la viabilità antica
 
Giovanna Liberotti (Università di Firenze – SAGAS)
 
L’intervento descriverà gli esiti di alcune ricerche condotte nell’ambito del progetto pluridisciplinare Le eredità culturali. Studio, gestione e valorizzazione delle eredità culturali del territorio fiorentino come contributo agli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, promosso e finanziato dal Dipartimento SAGAS dell’Università di Firenze e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, e incentrato sulla messa a punto di metodologie volte a integrare l’indagine analitica con strategie di valorizzazione e divulgazione del patrimonio culturale. Uno degli obiettivi principali del progetto è la catalogazione e la georeferenziazione sulla piattaforma web Eredità Culturali, sviluppata dal Laboratorio interdisciplinare sulle Eredità Culturali del SAGAS, delle evidenze archeologiche relative alla piana fiorentina all’esterno della cinta urbana antica, per ricostruire il sostrato e il contesto su cui si impianta la città e su cui fonda il suo sviluppo. In particolare, saranno presentati i risultati più rappresentativi riguardanti lo studio dell’acquedotto romano di Florentia e della viabilità antica, in base all’analisi dei dati di scavo e delle fonti storico-letterarie, corredati da approfondimenti quali ricostruzioni tridimensionali e modelli digitali di elevazione.
 

Il Foro di Rusellae e il suo Augusteo
 
Paolo Liverani (Università di Firenze – SAGAS), Caterina Grassi  (Sapienza Università di Roma)
 
Gli scavi degli anni ’60 del secolo passato hanno messo in luce nell’angolo sudoccidentale del foro di Roselle un edificio decorato con numerosi ritratti imperiali, l’Augusteum. L’edificio e il suo ciclo statuario sono stati oggetto solo di pubblicazioni preliminari. Il Foro venne completamente ristrutturato tra l’età augustea e quella flavia e il suo sviluppo può essere seguito fino al principio del V sec. L’edificio dell’Augusteum non si può comprendere che nel contesto della risistemazione dell’area forense nella prima età imperiale. Il suo nuovo rilevamento ha permesso una proposta di restituzione e un’articolazione delle sue fasi edilizie visualizzate tramite modellazione 3D. Parallelamente è proseguito lo studio del rapporto tra l’architettura e il corredo scultoreo. Un tema importante è la relazione dell’Augusteum con il portico dell’angolo sudoccidentale del foro, che mostra una successione di fasi più articolata di quanto si ritenesse finora. Essa va compresa in relazione alla geomorfologia di questo versante della collina. La prospettiva è quella di estendere il nuovo rilevamento agli altri edifici dell’area forense per comprenderne meglio l’evoluzione urbanistica, le percorrenze, gli accessi, chiarendo con analisi di visibilità alcuni nodi problematici ancora non sufficientemente approfonditi.
 

Archeologia Pubblica e sviluppo urbano: l’approccio Deep-Cities a Novoli-San Donato (Firenze)

Michele Nucciotti (Università di Firenze – SAGAS)
 
L’intervento propone un caso studio recente di applicazione dei principi e dei metodi dell’archeologia pubblica per la mappatura dei valori materiali e immateriali in aree urbane caratterizzate da rapide trasformazioni recenti. La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto europeo JPI Curbatheri Deep Cities, uno studio partecipato da enti di ricerca del Regno Unito (UCL, University of Stirling, University of Edinburgh), Spagna (Università di Barcellona), Norvegia (NIKU Oslo – project leader) e Italia (Firenze). In particolare ci si soffermerà sugli strumenti adottati e sviluppati per il caso studio italiano, basati sull’archeologia leggera e indirizzati alla individuazione e rappresentazione delle fasi di trasformazione dell’area urbana di Novoli tra XII e XXI secolo. Sarà presentata la metodologia del Millennium Square Diagram, come strategia di rappresentazione della dinamica di cambiamento in un millennio di un’area urbana, attraverso l’integrazione di strumenti non cronologici di rappresentazione del tempo basati sulla teoria degli intervalli di Allen. Al termine della presentazione si introdurrà la toolbox Deep Cities, una raccolta di metodi e strumenti sviluppata nell’ambito del JPI e implementata dal team dell’Università di Firenze (www.deepcities-toolbox.unifi.it).
 

L’Edificio P e i suoi intonaci dipinti: nuove indagini a Cosa
 
Ilaria Romeo, Anna Maria Nardon (Università di Firenze – SAGAS)
 
Il presente lavoro è una relazione preliminare sull’edificio P di Cosa, che è stato al centro di tre anni di scavi condotti dall’Università di Firenze (2017-2019). Questo edificio, finora inesplorato, si trova nell’insula 10. È stato denominato P dal nome della strada principale che lo costeggia e che collega l’Arx al Foro della colonia. L’edificio era presumibilmente un annesso funzionale all’adiacente domus 10.2, ancora non scavata. È costituito da un cortile centrale con pavimento in cocciopesto e opus tessellatum, sul quale si aprono diversi ambienti, alcuni dei quali presentano decorazioni a soffitto e a parete in terzo stile pompeiano. Questi sono stati oggetto di un’analisi molto dettagliata, che ha comportato anche test archeometrici che verranno presentati in questa sede. Lo studio dettagliato dei materiali datanti ha permesso di attribuire la costruzione dell’Edificio P al I secolo a.C., presumibilmente sotto Augusto, il suo restauro alla metà circa del I secolo d.C. e il suo definitivo abbandono in età flavia.
 
 
 
  • UNIVERSITÀ DI SIENA – DIPARTIMENTO DI SCIENZE STORICHE E DEI BENI CULTURALI (DSSBC)
 
Paesaggi insediativi e di potere tra Maremma e arcipelago toscano nella lunga durata: continuità, discontinuità, resilienze, nuove prospettive
 
Giovanna Bianchi, Franco Cambi, Stefano Campana, Stefano Camporeale, Elisabetta Giorgi, Cynthia Mascione, Laura Pagliantini, Luca Passalacqua, Giovanna Pizziolo, Nicoletta Volante, Enrico Zanini, Andrea Zifferero (Università degli studi di Siena - DSSBC)
 
Il territorio maremmano è oggetto ormai da più di un trentennio di ricerche intensive per la ricostruzione diacronica dei paesaggi archeologici. Nell’ultimo decennio nuove ricerche hanno implementato i dati già acquisiti arricchendoli sia in contesti di indagine (i territori costieri della Val di Cornia, della Val di Pecora, del Grossetano, l’Isola d’Elba), sia nel riconoscimento delle trasformazioni paleoambientali, in particolare degli assetti paleoidrografici, sia nell’elaborazione e discussione di consolidati modelli storiografici. Ciò rende oggi possibile individuare dei temi capaci di connettere in letture unitarie ampi contesti territoriali. Le dinamiche di popolamento e di sfruttamento del territorio in epoca preistorica, il destino di centri urbani come Populonia e Roselle, le azioni di attori legati alle ville di età classica e alla loro evoluzione in età tardoantica, i nuovi paesaggi naturali e antropici altomedievali, saranno letti seguendo il filo rosso degli esiti di strategie insediative differenti e di forme di potere applicate a siti e territori politici diversi. Obiettivo ultimo elaborare una lettura finalizzata ad analizzare in una nuova prospettiva un’area della regione troppo spesso ritenuta, in molte fasi della sua storia, politicamente ed economicamente marginale.
 

Risorse ed economie nei paesaggi minerari maremmani dalla Preistoria alla prima Età Moderna
 
Luisa Dallai, Giovanna Pizziolo, Nicoletta Volante, Andrea Zifferero (Università degli studi di Siena - DSSBC)
 
Gli ambiti territoriali delle Colline Metallifere, del Monte Amiata e dei Monti dell’Uccellina, grazie all’alto potenziale di risorse minerarie conservate nel sottosuolo, costituiscono importanti bacini di approvvigionamento per il reperimento delle materie prime da parte delle comunità umane fin dal Neolitico. L’impatto dei contesti estrattivi a livello topografico e le strategie insediative connesse all’economia mineraria contribuiscono nella lunga durata alla peculiare connotazione di questi territori e alla formazione dei “paesaggi minerari”. Le più recenti indagini di archeologia mineraria sviluppate dal DSSBC nelle zone in esame hanno portato alla luce contesti di grande interesse, che testimoniano in un ampio arco cronologico, dalla Preistoria alla prima Età Moderna, una varietà di strategie di sfruttamento e tecniche estrattive. L’intervento, attraverso la presentazione di una selezione di casi studio (alta Val di Pecora, Monti dell’Uccellina, Monte Amiata, Colline Metallifere), illustra approcci metodologici e risultati di analisi condotte sia a scala sito che in ambito territoriale.
 

Percorsi e paesaggi sacri dai culti preistorici alla cristianità tardo medievale: nuovi dati e interpretazioni dal territorio senese
 
Marco Valenti, Nicoletta Volante, Stefano Campana, Alessandra Nardini, Stefano Bertoldi (Università degli studi di Siena – DSSBC)
 
Formazione, trasformazione e deformazione di paesaggi sacri sono temi che si legano in maniera inscindibile al tema del movimento degli uomini, degli animali, degli oggetti. La rotta della Francigena a sud di Siena rappresentò nel medioevo un vero e proprio motore per la formazione di paesaggi sacri e legati alla spiritualità. Tale fascia di percorrenza rappresentò, anche prima della cristianizzazione delle campagne, un areale sacro, fin dal Neolitico, proseguendo in età etrusco-romana. Il presente contributo intende analizzare le origini, le eredità e le modalità di tali attività sacre con alcuni casi di studio. Le Grotte del Monte Cetona, sede di attività rituali inerenti la sfera dei culti agricolo-pastorali e funerari dal Neolitico all'età etrusco-romana e sono state oggetto di frequentazione da parte di santi ed eremiti per tutto il medioevo. Le trasformazioni conseguenti alla fine del sistema romano tra tarda antichità e altomedioevo con le chiese di Pava e Santa Cristina in Caio, rispettivamente fondate su preesistenze di una villa e di un vicus-mansio. Risulta essere legata al tema della viabilità anche l’Abbazia di San Galgano, fondata a valle del Montesiepi (luogo di eremitaggio del santo), direttamente su una linea di percorrenza di lunga durata che univa Siena con il mare. Tale direttrice risulterà essere un elemento di propulsione dello sviluppo economico del monastero cistercense, uno degli attori principali dello scenario politico, economico e sociale del territorio senese tra XIII e XIV secolo.
 

Archeologia per e con la/le comunità: per una concreta attuazione alla Convenzione di Faro
 
Andrea Arrighetti, Elisabetta Giorgi, Alessandra Nardini, Laura Pagliantini, Nicoletta Volante (Università degli studi di Siena - DSSBC)
 
Negli ultimi quindici anni l’Archeologia Pubblica si è affermata e consolidata come una delle dimensioni fondamentali della disciplina, che pone al centro la strutturazione di un rapporto organico tra la ricerca sul passato e le comunità di patrimonio che in quel passato trovano una loro dimensione identitaria. L’Università di Siena conduce sul territorio toscano diversi progetti di rilievo in questa direzione: l’Archeodromo di Poggibonsi, Archeologia nella Rada di Portoferraio e Uomini e cose a Vignale, cui si aggiunge la stretta collaborazione con il Museo Civico di Cetona per le attività dell’Archeodromo di Belverde e la rete di collaborazioni pubblico/privato per la valorizzazione del castello e delle terme di Petriolo. Al di là delle singole specificità, questi progetti esplorano il ventaglio delle tante possibili archeologie pubbliche: la costruzione di conoscenza diffusa attraverso la narrazione; la condivisione della ricerca all’interno di una comunità; la partecipazione attiva del sistema imprenditoriale locale; l’attenzione al benessere dei singoli, a partire dai soggetti e dai gruppi più svantaggiati; il rapporto con le scuole e con l’associazionismo culturale; la formazione di nuove professionalità archeologiche specifiche. Il contributo presentato al convegno mira a fare il punto su questa esperienza e a tracciare le linee del suo possibile consolidamento e sviluppo nel prossimo decennio.
 
 
 
  • UNIVERSITÀ DI SIENA – DIPARTIMENTO DI SCIENZE FISICHE, DELLA TERRA E DELL’AMBIENTE (DSFTA)
 
Il promontorio dell’Argentario nel Paleolitico medio. Come geomatica, geologia e archeologia possono ricostruire i paesaggi del passato
 
Enrico Conti, Ivan Martini, Adriana Moroni, Francesco Boschin, Vincenzo Spagnolo (Università degli studi di Siena – DSFTA)
 
La mobilità dei gruppi di cacciatori-raccoglitori è un tema cruciale per comprendere le dinamiche insediative del Paleolitico. Il concetto di mobilità non può essere separato dallo spazio in cui si verifica, che comprende anche le componenti del paesaggio, la localizzazione delle risorse critiche e di altri siti e i percorsi tra di loro. Tuttavia, il paesaggio non è costante nel tempo a causa dei cambiamenti geomorfologici avvenuti nella lunga scala temporale della Preistoria. Qui presentiamo una ricostruzione paleogeografica dell'area costiera intorno alla Grotta dei Santi, durante l'occupazione neandertaliana. Un approccio basato sulla tecnologia GIS, che combina dati geologici, batimetrici e fluttuazioni del livello del mare, ci consente di ricostruire il paesaggio intorno alla grotta a circa 45000 anni fa. La grotta oggi si apre su una rupe di fronte al mare. L'occupazione neandertaliana avvenne con un livello del mare di circa 74 m più basso di quello odierno. Di conseguenza, la grotta si affacciava su una vasta pianura costiera, svolgendo un ruolo strategico, per la sua posizione, data la vicinanza delle risorse cruciali e la possibilità di controllo sul territorio.
 
 
 
  • UNIVERSITÀ DI PISA – DIPARTIMENTO DI CIVILTÀ E FORME DEL SAPERE (DCFS)
 
Ricostruire i paesaggi tra città e territorio: ricerche dell’Università di Pisa tra Alpi Apuane e costa tirrenica
 
Federico Cantini, Fabio Fabiani, Gabriele Gattiglia, Simonetta Menchelli, Lisa Rosselli (Università di Pisa - DCFS)
 
L’Università di Pisa è da anni impegnata in un numero consistente di ricerche archeologiche rivolte alla comprensione delle trasformazioni dei paesaggi della Toscana nord-occidentale e costiera, dall’età preistorica fino al post medioevo. Nel contributo saranno illustrati i casi studio di Pisa, Volterra e Luni, oltre ai risultati delle ricerche condotte sulle aree montane (Alpi Apuane), costiere (Vada), subacquee e nelle valli interne (valle dell’Auser, valle dell’Arno, San Genesio, villa dei Vetti). Siti e territori saranno analizzati dal punto di vista delle strutture insediative, funerarie, economiche e produttive, cultuali e culturali, con un’attenzione costante alla relazione tra uomo e ambiente.
 

Gestione delle risorse naturali, produzione, riciclo e sostenibilità: le risorse litiche tra Paleolitico e Contemporaneità. Le ricerche dell’Università di Pisa
 
Claudia Sciuto, Elisabetta Starnini, Cristiana Petrinelli Pannocchia, (Università di Pisa - DCFS)
 
Si riassumono i risultati delle ricerche del DCFS dell’Università di Pisa nel settore nord-occidentale Toscano sulle dinamiche di estrazione/raccolta, lavorazione e utilizzo di diversi litotipi. Per la Preistoria, si illustreranno i progetti MobiliTy (Horizon-MSCA2021) e i risultati di MARMO (POR FSE Regione Toscana) che ha prodotto un censimento di oggetti che attestano il più antico uso del marmo apuano. Per il periodo romano, il progetto “Le Città Invisibili” (Dipartimento di Eccellenza 2018-2022) si concentra sull’uso dei materiali lapidei in edilizia a Pisa, mentre “Forsaken Ecologies” (REACT EU–PON Ricerca e Innovazione 2014-2020) mira a indagare l'evoluzione diacronica delle attività estrattive e il loro impatto su paesaggi e comunità nella montagna Apuo-Versiliese.
 

Gli attrezzi del mestiere che verrà: metodi di raccolta, analisi e condivisione del dato alla luce dell’esperienza dell’Università di Pisa
 
Gabriele Gattiglia, Federico Cantini, Fabio Fabiani, Simonetta Menchelli (Università di Pisa - DCFS)
 
Da oltre un decennio, l’Università di Pisa coniuga ricerca e didattica nell’ambito dell’Archeologia Digitale. Nel contributo saranno presentate le esperienze effettuate nel campo della raccolta automatica e semiautomatica di dati sul campo, della gestione e analisi statistica e spaziale dei dati raccolti, oltre ai sistemi sviluppati dall’Università di Pisa, come antesignana, per la gestione, preservazione e accessibilità e condivisione dei legacy data archeologici. Saranno altresì illustrate le attività di ricerca focalizzate su simulazione 3D e sistemi di explainable 3D modelling, attraverso BIM ed Extended Matrix, sull’uso dell’Intelligenza Artificiale e della robotica in archeologia.
 

Archeologia per le comunità: approcci partecipativi e strategie comunicative dell’Università di Pisa
 
Anna Anguissola, Gabriele Gattiglia, Simonetta Menchelli (Università di Pisa - DCFS)
 
Attraverso i cantieri di scavo, lo studio di paesaggi e insediamenti e le iniziative dei Musei, nelle Università della Toscana sono state sviluppate numerose attività partecipative nelle quali il patrimonio culturale si pone come spazio socio-culturale, in cui le tracce materiali interagiscono con le persone che lo vivono e frequentano. Muovendo da queste esperienze, gli Archeologi e le Archeologhe riflettono sugli obiettivi e i modi con cui l’archeologia accademica comunica i propri contenuti, in sintonia con le comunità locali e in linea con i principi della Convenzione di Faro. Si esaminano criticamente gli strumenti e le prospettive attraverso cui il pubblico viene coinvolto in un dialogo relativo alla memoria del passato e al suo ruolo sociale nella contemporaneità. Si mostra come forme di comunicazione dialogica e inclusiva, sul campo, in aula e in museo, permettano alle comunità di proporre attivamente ed esplorare nuovi contenuti.
 
 
 
  • UNIVERSITÀ PER STRANIERI DI SIENA – DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI (DSU)
 
Lo scavo del Bagno Grande: dalla tutela alla ricerca
 
Emanuele Mariotti (Università per Stranieri di Siena – DSU) - Ada Salvi (Soprintendenza ABAP Siena, Grosseto, Arezzo)
 
Il contributo ripercorre le novità delle campagne del 2021 e 2022 alla luce del percorso di tutela e ricerca intrapreso a partire dal 2016 per il complesso archeologico del Bagno Grande. Particolare enfasi sarà posta sulla sinergia istituzionale (e umana!) tra archeologhe e archeologi del gruppo di ricerca attraverso le tappe del progetto.
 

Novità sul regime delle offerte in bronzo dalla vasca sacra
 
Mattia Bischeri, Marco Pacifici (Università per Stranieri di Siena – DSU)
 
Il contributo presenta una sintesi sul regime delle offerte in bronzo a partire dal III secolo a.C. fino alla piena età imperiale votate all’interno della vasca termo-minerale del Bagno Grande. Sarà presentato lo stato dell’arte sull’avanzamento della ricerca e le prospettive di avanzamento degli studi anche in relazione all’imminente inizio della settima campagna di scavi.

 

 
  • CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE (CNR) – ISTITUTO DI SCIENZE DEL PATRIMONIO CULTURALE
 
La centuriazione di Firenze: nuovi spunti di ricerca dalle immagini aeree
 
Giorgio F. Pocobelli (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale CNR-ISPC)
 
Il contributo si propone di esporre i dati preliminari riguardanti lo studio, in corso di approfondimento, sulla centuriazione di Florentia. L’argomento, benché trattato da illustri studiosi, appare particolarmente interessante ed innovativo per i risultati che la metodologia di indagine, basata sull’utilizzo multiscalare e multitemporale delle fotografie aeree storiche e la cartografia antica, ha permesso di ottenere. Focus dell’intervento saranno i nuovi dati sulla divisione agraria ad oriente della colonia romana che, più estesa di quanto noto dalla bibliografia archeologica, riguardava anche il territorio a Sud dell’Arno, l’attuale comune di Bagno a Ripoli. Tale ipotesi, condivisa in forma ancora embrionale negli anni passati con la SABAP competente per le impellenti attività di tutela territoriale, trova una conferma archeologica nei recenti scavi.

Titoli e abstracts dei poster


Le mura di pietra e di acqua. Dati preliminari per lo studio delle fortificazioni della Badia di Settimo

Alberto Agresti (ricercatore indipendente), Guido Agresti, Marie Ange Causarano, Lorenzo Crescioli, Lucrezia Cuniglio, Gianfranco Morelli, Ursula Wierer
 
Il monastero cistercense di San Salvatore a Settimo si presenta ancora oggi come un grande complesso fortificato, munito di due torri lungo il lato occidentale e con tracce di una terza posta a controllo di un ponte lungo il lato nord. A circa trenta metri a sudovest del nucleo centrale del complesso, fino al 1944 si conservava ancora completamente in elevato una quarta torre merlata che segnava l’accesso monumentale da sud alla badia. Le facciate a nord est e a sud est conservano parte di un sistema a sporgere composto da caditoie che, assieme ad un fossato realizzato attorno all’intero edificio, gli conferivano dalla fine del XIV secolo i caratteri di una vera e propria fortezza, per proteggere le persone e i beni al suo interno. Tali apprestamenti dovettero essere fortemente danneggiati agli inizi del XVI secolo a seguito dell’assedio delle truppe di Carlo V, oltre che dalle successive e rovinose alluvioni dell’Arno. Le indagini condotte tra 2020 e 2023 nel cantiere di restauro dell’ex complesso monastico hanno permesso di acquisire dati importanti attraverso metodi diagnostici non invasivi e gli scavi archeologici. Il ponte sul lato nord, assieme ad una piccola porzione del fossato, erano già stati portati alla luce durante i restauri del 2002. Grazie alle più recenti attività è stato possibile documentare a sud l’esistenza di dueponti e le tracce del fossato. Tali dati, uniti alla lettura integrata delle informazioni provenienti dalla diagnostica non invasiva e dalla rilettura della cartografia storica, consentono ad oggi di avanzare nuove ipotesi sul sistema di canali posti a difesa dell’intero complesso monastico, che risulta unico nel suo genere all’interno del panorama toscano.


Badia di S. Salvatore a Settimo a Scandicci (FI). La riscoperta della Sala capitolare del monastero cistercense. Dati preliminari dellericerche (2021-2022)

Alberto Agresti (ricercatore indipendente), Guido Agresti, Marie Ange Causarano, Lorenzo Crescioli, Lucrezia Cuniglio, Anna Floridia, Massimo Gavazzi, Sonia Mugnaini, Giovanni Roncaglia, Ursula Wierer

Il cantiere di restauro della Badia di San Salvatore a Settimo, iniziato nel 2020 dalla Fondazione Opera della Badia di Settimo onlus, rappresenta un’occasione unica per indagare le fasi di vita del complesso monastico dal medioevo ad oggi. I dati sono stati raccolti in modo interdisciplinare attraverso saggi e scavi archeologici, lettura stratigrafica degli elevati, indagini delle superfici murarie e degli intonaci, nonché attraverso lo studio dei materiali rinvenuti. In questa sede vengono presentati i risultati preliminari delle indagini relative alla sala capitolare del convento cistercense, trasformata in cantina a seguito delle soppressioni lorenesi tardo settecentesche. L’abbassamento dell’impiantito ottocentesco ha messo in luce i resti della sistemazione rinascimentale, rimasta in uso fino alla soppressione. La sala capitolare nella sua ultima redazione presentava un pavimento in cotto e un muretto con intonaco dipinto lungo le pareti, identificabile con la seduta dei monaci. Tracce di colore sono state rinvenute anche sull’intonaco parietale conservato. Analisi mineralogico-petrografiche hanno consentito di definire la composizione e le caratteristiche di preparazione degli intonaci e di caratterizzare la microstratigrafia delle finiture pittoriche. Al centro dell’ambiente, al livello del pavimento antico, sono emersi i resti di un sepolcro collettivo non violato, il cui impianto originario risale ad una precedente sistemazione della sala. Il rinvenimento della tomba costituisce un importante parallelismo con altri complessi monastici cistercensi coevi, e risulta ad oggi l’unica indagata integralmente a livello archeologico. Lo scavo ha permesso di recuperare i resti di almeno una ventina di inumati, rinvenuti sia in connessione che in
giacitura secondaria. Nelle macerie ottocentesche che avevano obliterato il sepolcro è stata trovata una testa maschile in terracotta policroma pertinente ad una scultura che doveva decorare uno degli ambienti dell’abbazia.


PROTECT. Un progetto di archeosismologia per la città di Siena

Andrea Arrighetti (École normale supérieure), Marco Repole, Raffaella Leporini

Lo studio archeosismologico dei centri storici collocati in aree sismiche permette una conoscenza più o meno approfondita degli effetti di alcuni specifici terremoti sulle componenti materiali e fornisce dati di assoluto interesse sulle dinamiche sociali, economiche e politiche scaturite a seguito di tali eventi. In questo filone di indagine si inserisce il progetto PROTECT - Knowledge for PReventiOn. Technique for reparing seismic damage from medieval period To modern era, finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell'Unione Europea con una  Marie Skłodowska-Curie Individual Fellowship, che mira all'applicazione, in via del tutto sperimentale, dei metodi di analisi archeosismologica al centro storico di Siena, in Toscana, in funzione di una approfondita conoscenza del contesto di studio sotto il profilo della prevenzione sismica. Il progetto, a livello metodologico, si basa sull’applicazione e sulla sperimentazione della lettura archeologica degli effetti dei terremoti sull’edilizia storica cittadina seguendo una visione con scale di approfondimento diversificate nello studio delle architetture presenti all’interno delle mura cittadine del contesto senese. L’obiettivo del progetto è quello di creare un protocollo operativo di lettura archeosismologica per un centro cittadino, o per una porzione di quest’ultimo, per poi esportare tale modello anche ad altre realtà italiane ed europee nell’ottica della conoscenza, salvaguardia e tutela del patrimonio storico dal rischio sismico.


L’indagine archeologica di Sant Antonio, Comune di Montaione

Sabrina Bartali (Associazione Archeologica Della Valdelsa Fiorentina), Antonio Alberti, Elena Funghini, Sonia Turi, Alessandro Costantini, Fabio Stratta

L’area di scavo di Sant Antonio è ubicata nel Comune di Montaione, lungo la via Volterrana, le indagini archeologiche si svolgono con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, l’amministrazione comunale, l’Associazione Archeologica della Valdelsa Fiorentina e l’intervento di professionisti del settore. Nel 2012 la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha deciso di effettuare un’indagine preliminare, al fine di delimitare la superficie da assoggettare a vincolo archeologico con 12 trincee che hanno riportato alla luce porzioni di strutture e una parte di mosaico pavimentale. Da qui la decisione di intraprendere nel 2013 una indagine archeologica con cadenza annuale partendo proprio da quelle trincee che avevano conservato all’interno delle porzioni di pavimento in tessere musive e allargando l’area di ricerca in riferimento a quanto emergeva dalle indagini.
Ad oggi la ricerca ha definito due aree:
- Area 9000 impianto termale in cui sono stati recuperati porzioni del calidarium, tepidarium (con il sistema di riscaldamento diffuso al di sotto della pavimentazione, ipocausto) e del frigidarium. Il calidarium risulta così organizzato in quattro ambienti distinti nominati con le lettere da A a D. Gli ambienti A, C e D sono direttamente collegati con i rispettivi prefurni, mentre l’ambiente A si trova al centro e si raccorda con il tepidarium adiacente sul lato sud.
- Area 10000 - Sulla base delle trincee di ispezione praticate alcuni anni fa, è stato deciso di aprire un saggio nell’area a nord del bosco, dove erano già venute in luce porzioni di struttura. L’area, denominata 10000, ripulita con mezzo meccanico è risultata occupata quasi subito sotto l’attuale strato di humus da uno spesso muro in bozze di pietra, a sacco, con andamento est-ovest, conservato al livello della probabile prima risega di fondazione, il quale verrà indagato approfonditamente con le prossime campagne di scavo.
 

Ricostruire i Paesaggi costieri: ricerca interdisciplinare a Vada Volaterrana

Domingo Belcari (Università di Pisa - Collaboratore Laboratorio di Topografia antica e Archeologia subacquea)

Questa ricerca si inserisce nel Progetto : “Vada Volaterrana.  Il sistema portuale e la sua comunità” e prevede lo studio interdisciplinare dell’evoluzione dei paesaggi costieri dall’età antica ai nostri giorni nell’area compresa fra le foci dei fiumi Fine e Cecina, ove in epoca antica era ubicata Vada Volaterrana, sistema portuale di Volterra, del quale è stato portato in luce un quartiere retroportuale in loc. San Gaetano di Vada  (vedi poster P. Sangriso, S. Marini).
Per la ricerca vengono utilizzate tutte le fonti disponibili, geologiche, naturali, archeologiche e documentarie (letterarie, epigrafiche, cartografiche etc.) ed effettuate ricognizioni terrestri e subacquee,  prospezioni  GPR (a cura di A.Ribolini, UniPi), lettura dei dati Lidar che hanno elaborato  un modello altimetrico  (Digital Elevation Model) della fascia costiera fra le foci dei fiumi Fine e Cecina ; sono inoltre  previsti carotaggi in settori di particolare interesse. I risultati al momento acquisiti hanno permesso di definire paesaggi terrestri e marini complessi e in progressiva evoluzione, con secche, relitti, aree di approdo, specchi d’acqua retrolitoranei e un intenso popolamento in età antica, numerosi ed ampi paduli e stagni in età medievale e moderna, bonifiche strutturali operate dal XVIII al XX secolo alle quali si deve l’assetto attuale del territorio e la formazione dell’agglomerato di Vada, che a partire dalla metà del XIX sec. venne a costituire il centro di riferimento del territorio circostante.

 
Il Museo Archeologico di Gonfienti

Francesca Bertini (Comune di Campi Bisenzio), Arianna Vernillo

All’interno dell’antica Rocca Strozzi del Comune di Campi Bisenzio si trova il Museo Archeologico di Gonfienti che conserva i reperti provenienti dagli scavi d’emergenza prima e sistematici in seguito del sito antico di Gonfienti, equamente esteso tra le pertinenze dei Comuni di Campi Bisenzio e di Prato, in un territorio stabilmente occupato a partire dal secondo millennio a.C. e fino all’età romana. Il percorso espositivo si articola in tre sezioni, secondo un allestimento tematico e cronologico. La prima sezione è dedicata all’abitato dell’età del Bronzo, che per varietà tipologica e morfologica e quantità di attestazioni materiali rappresenta uno dei più estesi villaggi della Toscana settentrionale, dal XVI al XIII secolo a.C.
La seconda sezione presenta uno dei più significativi ritrovamenti archeologici degli ultimi decenni: in età etrusca arcaica, tra VI e V secolo a.C., sulla riva del Bisenzio viene infatti fondata una nuova città caratterizzata da un progetto urbanistico innovativo di impianto ortogonale, con funzione di controllo sul territorio, sulla viabilità e sugli scambi commerciali. Tra le porzioni indagate fino ad oggi, spicca il recupero di un grande edificio residenziale sul modello della casa ad atrio tuscanico di età arcaica, di pianta rettangolare per una estensione di oltre 1400 metri quadrati.  L'allestimento caratterizza e rende unico questo complesso, evocando la sensazione di passeggiare all'interno di un'antica e raffinata dimora. Sotto la porzione di tetto ricostruita, trovano alloggio le diverse tipologie di reperti riemersi dagli scavi, suddivise in spazi che rimandano ai diversi ambiti funzionali e attività domestiche come la dispensa, la cucina, il magazzino, il banchetto, il simposio. Il percorso di visita si conclude con una breve sezione dedicata all'età romana, quando il territorio è interessato da un intenso reticolo viario incentrato sulla importante arteria consolare che è la Cassia Clodia.

 
Nuovi dati dal quartiere ceramico dell’Abbadia Nuova di Siena tra XVII e XVIII secolo

Stefano Bertoldi (Università degli Studi di Siena)

Il quartiere dell’Abbadia Nuova di Siena, localizzato nell’attuale Contrada del Nicchio è attestato come una delle principali zone di produzione ceramica cittadine dal XIII secolo, insieme a quella del Laterino e San Marco.
Le indagini archeologiche e gli studi di Riccardo Francovich hanno permesso di riconoscere produzioni di acroma grezza e depurata maiolica arcaica, maiolica, ingobbiata e graffita tra XIII e XVI secolo e di contestualizzarle nel sistema economico cittadino, sebbene con l’espansione delle mura cittadine e l’ingresso del quartiere nel circuito murario, tali attività siano andate progressivamente decrescendo nel corso dei secoli, tra la fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna.
Lo scavo archeologico del Vicolo del Sasso (direzione scientifica dott.ssa Maria Gabriella Carpentiero - SABAP-SI), risultante da una sorveglianza per la sostituzione di sotto servizi per conto di Centria srl, ha permesso di riconoscere ed indagare uno scarico di fornace di ceramica ingobbiata, pertinente ad una fornace che operò tra XVII e XVIII secolo. Gli indicatori produttivi (principalmente distanziatori a “zampe di gallo”) mostrano tecniche ancora legate alle tradizioni tardo medievali e gli scarti della produzione (di prima cottura e di ingobbiatura) una qualità tecnica che doveva rispondere ad esigenze di basso livello della popolazione urbana. Oltre ai piatti, mezzane, grandi ciotole e boccali sono presenti coperchi/bracieri, pignatte e tegami invetriati.
Lo scarico di fornace mostra come la produzione urbana, sebbene limitata e osteggiata dalle autorità cittadine, sia proseguita anche in epoca postmedievale, in continuità rispetto ai secoli precedenti, per rispondere alla domanda interna della città e del contado, come confermato da confronti con il contesto poderale dell’abbazia di San Galgano.
 

Archeologia sociale: esperienze di gestione per uno sviluppo educativo delle comunità

Maddalena Chelini (Museo e Istituto fiorentino di Preistoria, Firenze), Fabio Martini (Museo e Istituto fiorentino di Preistoria, Firenze; Università di Firenze), Chiara De Marco (Università di Siena), Lucia Sarti (Università di Siena)

Gli AA. illustrano attività, allestimenti e buone pratiche che sono stati messi in opera delle Università di Firenze e Siena e dal Museo e Istituto fiorentino di Preistoria, nell’ambito di obiettivi che prevedono oltre alla ricerca e alla valorizzazione del patrimonio preistorico anche la formazione delle giovani generazioni, delle comunità territoriali di riferimento, in un’ottica totalmente inclusiva. Il Museo viene concepito come luogo di interesse e di incontro delle comunità, dove convivono offerte scientifiche, divulgative, formative e ludiche coniugate in vario modo. Sono illustrate alcune attività laboratoriali e sperimentali finalizzate all’accessibilità e all’inclusione, atte a rivolgersi ai diversi pubblici e ad un’utenza ampliata con riferimento alla filosofia della Progettazione universale (Design For All) e alle buone pratiche del Laboratorio ‘Vietato NON toccare”. Le esperienze sono rivolte all’abbattimento delle barriere non solo architettoniche ma anche sensoriali e cognitive, emotive e sociali del visitatore tenendo in considerazione le diverse capacità ed esigenze di ogni individuo. Le pratiche inclusive illustrate sono state sperimentate in contesti comunitari diversificati, dal pubblico museale standard a categorie con difficoltà (disabilità motorie e cognitive, affetti da Alzheimer o autismo) con situazioni problematiche particolari (migranti), anche quando impossibilitati a frequentare il Museo (ospedale pediatrico, carcere). Il tutto mediante una partecipazione diretta degli operatori che sono formati   professionalmente, prassi che trasforma l’azione in una prassi “sociale” che enfatizza la mera pratica “pubblica”.
 

I pozzi di butto del centro storico di Siena: buone pratiche nel recupero e nello studio dei reperti

Jacopo Crezzini (Università di Siena, Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell'Ambiente - UR Preistoria e Antropologia), Jacopo Bruttini, Marco Giamello, Debora Caldarelli

Il centro storico di Siena è caratterizzato dalla presenza di numerosi pozzi di butto utilizzati in passato dai senesi per lo smaltimento dei rifiuti domestici. L'individuazione di tali contesti è avvenuta non solo in occasione di sistematiche indagini archeologiche ma, assai più spesso, a seguito di lavori di restauro e/o modificazione d'uso di locali pubblici e privati. Specialmente in questi ultimi casi, la rimozione dei depositi presenti nei pozzi è stata eseguita senza nessuna accortezza stratigrafica, disperdendo e distruggendo la gran parte dei reperti e privando di ogni significatività archeologica quelli ancora reperibili. Ciò costituisce una significativa perdita per la ricostruzione delle attività economiche e sociali delle comunità senesi nel passato considerando l'ampio arco cronologico che spesso questi depositi abbracciano (dal Medioevo fino all'Età Moderna) e l'alto numero e le diverse tipologie di reperti recuperabili al loro interno (es. ceramiche, vetri, monete, ossa animali). In questa sede si intende presentare la comunione di intenti di specialisti provenienti da diversi settori di ricerca volta alla tutela di questi preziosi contesti archeologici e all'attuazione di buone pratiche nelle attività di scavo e nello studio dei depositi ancora conservati. A testimonianza delle importanti informazioni ricavabili da tale applicazione multidisciplinare vengono presentati i primi risultati ottenuti dallo studio di un pozzo di butto presente in un'ala del Palazzo Ugurgieri nel centro storico di Siena.
 

Interventi di valorizzazione nel Parco Archeologico Naturalistico di Belverde (Cetona, SI)

Maria Teresa Cuda (Museo Civico per la Preistoria del Monte Cetona), Angela Cardini, Claudio Mancianti, Massimo Marini, Nicoletta Volante

Il progetto, articolato in più interventi, si inserisce in un ampio processo di valorizzazione del Parco Archeologico Naturalistico di Belverde e del vasto pianoro del Biancheto, un’area dove si intersecano, in un tutto organico, emergenze geologiche, archeologiche e paesaggistiche. Il Parco si sviluppa fra le pendici del Monte Cetona e il centro storico di Cetona, entrambi rilevanti entità naturalistiche e storico-urbanistiche.
Risale a circa trent’anni fa la possibilità di accedere per la visita al sistema di grotte poste ai piedi del Biancheto, dove già nei primi decenni del Novecento Umberto Calzoni aveva rinvenuto importanti testimonianze archeologiche riferibili a varie fasi della preistoria.
Con parte del materiale portato alla luce da Calzoni ed altro frutto di nuove e più scientifiche campagne di scavo condotte dall’Università di Siena, nel 1990 veniva inaugurato il Museo Civico per la Preistoria del Monte Cetona.
Un forte impulso alla fruizione del comprensorio di Belverde è stato dato, tra la fine degli anni ’90 del secolo scorso e il primo decennio dell’attuale, con la realizzazione del Centro servizi del Parco e, successivamente, dell’Archeodromo, un’area in cui sono state ricostruite, a grandezza naturale, abitazioni dell’Età del Bronzo e un accampamento paleolitico in grotta.
Gli interventi oggetto della presentazione hanno la finalità di potenziare la fruizione complessiva del sito attraverso la creazione, nel Parco, di una serie di sentieri accessibili ai disabili e di migliorare la visita all’interno della Grotta Lattaia con la realizzazione di un percorso in sicurezza e con un’adeguata illuminazione che consentiranno di accedere ad alcune sezioni della cavità attualmente non fruibili se non con qualche difficoltà.
Il progetto, curato dall’Unione dei Comuni Valdichiana Senese, è stato cofinanziato dalla Regione Toscana – Fondo regionale per la montagna.

 
Cosa: dallo scavo alla realtà virtuale

Andrea De Giorgi (Florida State University), Allison E. Smith, Matthew Brennan

Dal 2013 Cosa Excavations esplora, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Siena e la Direzione dei Musei della Toscana, l'insediamento coloniale sul promontorio di Ansedonia (GR). Tramite la sua più recente applicazione “Digital Cosa” il progetto propone una sintesi di legacy data, dati di scavo, e realtà virtuale che permette di avanzare la discussione  del continuum culturale dell'area.

 
“ABC-Archeologia Bene Comune”: una rete di musei toscani per la valorizzazione della Preistoria

Chiara De Marco (Università degli Studi di Siena-DSSBC), Maria Teresa Cuda, Fabio Martini, Giovanna Pizziolo, Lucia Sarti, Nicoletta Volante

Il progetto “Archeologia Bene Comune (ABC)” è stato il tema di un assegno di ricerca biennale del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali dell’Università  degli Studi di Siena, istituito sui bandi della Regione Toscana 2019-20 (fondi regionali FSE). Il progetto, incentrato sulla valorizzazione dell’archeologia preistorica toscana, ha visto la partecipazione del Museo Civico per la Preistoria del Monte Cetona, del Museo ed Istituto Fiorentino di Preistoria “Paolo Graziosi”, con la collaborazione del MuseoLAB di Grosseto e delle Collezioni di Archeologia d’Arte – sezione preistorica del Sistema Museale dell’Università di Siena (SIMUS) come patrimonio del Dipartimento SSBC dell’Università di Siena. 
L’iniziativa ha avuto come obiettivo l’istituzione di una rete di unità museali decentralizzate, a tematismi analoghi, come la Preistoria e il rapporto uomo/ambiente, con attenzione particolare alla valorizzazione del patrimonio locale. La dislocazione degli Enti in aree ricche di evidenze ha permesso di lavorare su un ampio arco cronologico e sulla varietà culturale offerta dal patrimonio preistorico di tutta la Toscana. Il progetto è stato avviato a seguito dell’esperienza di didattica museale e di pratiche di Museologia accessibile, integrate dall’attività di ricerca e dal progetto “Vietato NON Toccare” dell’Università di Siena e condivisi dagli Enti partecipanti. La rete di unità museali è stata chiamata a ideare, organizzare e attuare eventi culturali ed espositivi e attività formative, in un’ottica di comunicazione e di gestione condivise.

 
Antichi tracciati tra Firenze e Arezzo: testimonianze archeologiche presso lo Spedale del Bigallo (Bagno a Ripoli, FI)

Cristina Ducci (archeologa libera professionista)

L’argomento oggetto del presente intervento è costituito dal rinvenimento di un’antica strada nel territorio di Bagno a Ripoli (FI), a seguito della posa della nuova rete idrica comunale. L’area in questione è caratterizzata da numerose testimonianze archeologiche, sia di età classica che medievale, che si accompagnano a quelle più specifiche attinenti la viabilità presenti nella cartografia storica.
L’antico tracciato messo in luce dai lavori si sviluppa lungo l’attuale asse viario di via del Bigallo e Apparita, dove è presente in vari tratti, più o meno conservati, fino allo Spedale del Bigallo.
La viabilità attuale prosegue verso la località Quattro Strade, in direzione di Arezzo, tramite il valico di San Donato in Collina.
La strada, posta ad una quota inferiore ai campi limitrofi (indicativamente tra 1,5 e 3 m), risulta costruita con un profondo intervento di scavo sul piano roccioso, affiorante ai lati della stessa in più punti del tratto indagato. Tra il piano stradale e i muri confinari, che verso valle sono posati direttamente sul livello roccioso, sono visibili attualmente due canalette di scolo, con caratteristiche molto diverse tra loro, che attestano interventi di risistemazione sul lungo periodo.
L’assenza di reperti mobili o di altre testimonianze stratigrafiche lungo tutto il percorso oggetto d’indagine rende difficile l’inquadramento cronologico dei tratti stradali individuati.
È ragionevole pensare, per questa direttrice, ad un rapporto diretto con Lo Spedale del Bigallo, e questo dato sembra essere confermato dalle fonti. L’indagine cartografica ha costituito infatti un elemento di supporto significativo per l’inquadramento storico del rinvenimento, grazie anche alla conservazione dei fondi archivistici pertinenti a questo territorio.

 
MobiliTy: la transizione tra Paleolitico Medio e Superiore in Toscana nordoccidentale sotto la lente della tecnologia e delle materie prime.

Jacopo Gennai (Università di Pisa - Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere), Elisabetta Starnini

MobiliTy è un progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea che si propone di approfondire le conoscenze riguardo la Transizione tra Paleolitico Medio e Paleolitico Superiore in Toscana nord-occidentale. L’area in esame si caratterizza per la presenza di un alto numero di siti stratificati attribuiti agli ultimi Neandertaliani e uno dei due siti stratificati attribuiti all’inizio del Paleolitico Superiore (Aurignaziano). L’assetto geomorfologico del territorio offre due corridoi naturali di collegamento tra nord-ovest e sud-est: la valle del Serchio e la pianura costiera versiliese-pisana. Questi due percorsi sono divisi dal massiccio montuoso delle Alpi Apuane, uno dei principali distretti carsici toscani. Verranno effettuate analisi tecnologiche degli insiemi litici di Buca del Tasso, Buca della Iena, Grotta del Capriolo, Grotta all’Onda, Tecchia di Equi e Pontecosi Campo Sportivo. Particolare attenzione viene prestata alle dinamiche tecno-economiche risultanti dallo sfruttamento differenziale dei vari litotipi.

 
Le domus di Piazza Andrea del Sarto a Pisa

Stefano Genovesi (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Università di Pisa), Fabio Fabiani, Alberto Caroti, Francesco Ghizzani, Germana Sorrentino

Nel 2022 il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa ha avviato, nell’ambito del Pisa Progetto Suburbio, una ricerca archeologica in Piazza Andrea del Sarto, in un’area periferica della città, a breve distanza da Piazza del Duomo ma all’esterno della cinta muraria comunale. L’interesse per quest’area, già nota da vecchi rinvenimenti, è stato rinnovato in seguito a recenti interventi di archeologia preventiva effettuati dalla Soprintendenza ABAP.
Le nuove ricerche hanno permesso di rilevare una frequentazione di lunga durata, compresa almeno dall’età ellenistica fino all’Altomedioevo. Lungo la sponda meridionale dell’antico corso del fiume Auser, tra la fine del III e la prima metà del II secolo a.C., edifici, anche di un certo impegno, mostrano una realtà complessa, ipoteticamente riconducibile ad un’area marginale, forse suburbana, della città.
Con la prima età imperiale, in una fase di intenso sviluppo edilizio, la città si espande fino all’area di Piazza Andrea del Sarto, con domus di alto tenore architettonico, dotate di piani pavimentali in cementizio a base fittile e decorate con intonaci dipinti. 
Le indagini in corso forniscono, dunque, un quadro del tutto nuovo sulla forma della città romana: il quartiere residenziale della prima età imperiale si salda, infatti, a quello già noto nell’area di Piazza del Duomo, e concorre a restituire l’immagine di una città fortemente proiettata sulla sponda del fiume Auser.
Un progressivo processo di disgregazione di tale tessuto urbano, con lo sviluppo di spazi funerari e la rifunzionalizzazione delle domus, ha inizio nella tarda età imperiale, per culminare, nel corso del VII secolo, con una intensa fase di spoliazione. La forma urbis di questo settore della città imperiale risulta dunque in larga parte dissolta già in età altomedievale, per scomparire poi, anche nella memoria, nell’assetto della città comunale.
 
Il popolamento preistorico tra area fiorentina e Mugello: nuovi dati

Fabio Martini (Università di Firenze; Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria), Lapo Baglioni (Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria), Patrizio Balli (Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria), Chiara De Marco (Università di Siena), Manuela Fusi (SABAP provv. Siena, Grosseto e Arezzo), Isabella Matera (Università di Firenze), Gaia Mustone (Università di Siena), Pasquino Pallecchi (Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria), Matteo Penco (Università di Firenze), Lucia Pasquariello (Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria), Lucia Sarti (Università di Siena)

L’area fiorentina e il Mugello sono aree di indagine per le Università di Siena e Firenze che, grazie agli scavi e agli studi degli ultimi quattro decenni, hanno elaborato un quadro di sintesi dal Paleolitico all’età del Bronzo. Gli Autori presentano un focus su due segmenti crono-culturali che hanno visto recentemente acquisizioni significative, elaborate in un’ottica pluridisciplinare. Scavi stratigrafici e studi sui crinali appenninici nei distretti di Prato-Calenzano e di Firenzuola hanno messo in luce bivacchi più o meno strutturati che risalgono a passaggi in altura di gruppi del Neolitico antico connotati come facies identitaria. Queste evidenze della Toscana nord-occidentale ampliano le conoscenze pregresse relative ad analoghi passaggi appenninici in Garfagnana e ampliano le conoscenze in merito all’uso delle alture come luogo di transito che hanno facilitato scambi culturali tra la piana fiorentina, l’Italia centrale e l’area emiliano-romagnola. L’Appennino, inoltre, con i suoi insediamenti stagionali si conferma come ambiente frequentato nel Postglaciale anche come area di approvvigionamento di materie prime. Il secondo segmento illustrato riguarda l’età del Rame e le fasi antica e media dell’età del Bronzo, con le produzioni di alcuni siti di grande interesse. Oltre a portare ad una nuova scansione cronologica di dettaglio delle facies archeologiche, queste nuove acquisizioni ampliano il quadro storico-culturale pregresso in merito ai circuiti di comunicazione con l’ambiente emiliano-romagnolo e alle fisionomie industriali del comparto appenninico.

 
Le mura urbiche di Cortona. Nuovi studi per un patrimonio da riscoprire

Pietro Matracchi (Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Firenze), Paolo Bruschetti, Ada Salvi

Dopo il fondamentale studio di Aldo Neppi Modona Cortona etrusca e romana nella storia e nell’arte, (1925), a distanza di circa un secolo, si rendeva necessario riprendere il tema della cinta muraria cortonese, affrontandolo con strumenti di indagine più avanzati e con un approccio che rivolgesse la dovuta attenzione anche alle vicende posteriori alla fase etrusca, fino a includere gli interventi tardo ottocenteschi di rinnovo della città.
Le nuove ricerche si svolgono nell’ambito di una convenzione (2022) tra Accademia Etrusca di Cortona e Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze, responsabili scientifici rispettivamente Paolo Bruschetti e Pietro Matracchi, e con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, responsabile scientifica Ada Salvi. Lo scopo finale della convenzione è quello di mettere a disposizione dell’amministrazione comunale di Cortona un solido quadro conoscitivo, da cui elaborare un progetto di valorizzazione e fruizione del circuito delle mura.
L’accordo tra DIDA e Accademia Etrusca prevede la realizzazione di un rilievo con tecniche avanzate laser scanner e fotogrammetria terrestre e da drone, con dati opportunamente processati. Il fine è quello di acquisire una documentazione delle mura, concernente materiali, tecniche costruttive, stato di conservazione, trasformazioni, gestita sulla base di un modello 3D globale georeferenziato. 
Si tratta di un progetto di notevole impegno che prevede attività di ricerca per circa due anni. Il lavoro di rilievo e studio ad oggi svolto ha interessato l’ampio tratto di cinta muraria che lambisce la città, oltre alle porte urbiche.
Dai primi risultati è emerso con maggiore chiarezza il quadro generale dei resti etruschi in questa parte, con informazioni che gettano nuova luce sulle peculiari connessioni costruttive esistenti in molti tratti murari tra preesistenze etrusche e addizioni medievali.
 

Fonti scomparse e pozzi ritrovati alle Due Porte (via Stalloreggi, Siena)

Cristina Menghini (Università di Siena)

I lavori di sostituzione della rete del gas per conto di Centria srl realizzati in via Stalloreggi (Siena) con la direzione scientifica della Dott.ssa Gabriella Carpentiero–SABAP-SI, hanno permesso di portare alla luce un'interessante struttura interpretabile come pozzo, localizzato in zona Due Porte.
La struttura si presenta fortemente danneggiata dai lavori della rete telefonica e della fognatura; tuttavia è stato possibile coglierne la pianta e scavare parte dei riempimenti. Il pozzo presenta una fondazione stretta controterra entro un'escavazone circolare, è realizzato in mattoni e pietra calcarea e le pareti interne sono rivestite di malta idraulica. All'interno, in corrispondenza del lato ovest, è presente un piccolo canale di afflusso che dall'esterno confluiva l'acqua all'interno della struttura.
La presenza del pozzo individuato trova testimonianza anche nelle fonti scritte: nel 1352 viene richiesto al Consiglio Generale di riattivare un vecchio pozzo situato all'interno delle Due Porte.
Inoltre dalla nota di un pagamento effettuato alla Biccherna nel 1231 si legge di un tal Matteo remunerato “pro lignis et agutis el pretio suo pro actandis porta de Stalloregi et puczo Baldinelli et porta Beccarelli”. Il pozzo Baldinelli doveva trovarsi immediatamente all’interno della porta; potrebbe coincidere con l’analoga struttura rinvenuta nel 1352.
La cultura materiale rinvenuta nel riempimento del pozzo mostra una corrispondenza alla metà del XIV secolo, data la principale presenza di maiolica arcaica, sebbene alcune reperti posteriori mostrino attività di riempimento successivo.
Il ritrovamento di questa struttura risulta peculiare poiché il problema dell'approvvigionamento idrico per Siena è stato, sin dalle sue origini, una questione spinosa a causa della sua posizione geografica, lontana dai fiumi. Lo studio dei pozzi e dei sistemi di gestione delle acque è stato uno dei temi maggiormente affrontati per comprendere lo sviluppo del tessuto urbano medievale.
 

Pisa, ex-Salesiani. Dallo scavo alla musealizzazione

Antonino Meo (ricercatore indipendente), Claudia Rizzitelli (SABAP Pisa e Livorno)

Lo scavo preventivo dell’area del complesso Ex-Salesiani a Pisa, oggi ospitante la biblioteca di Antichistica, linguistica, germanistica, slavistica dell’Università di Pisa, è stato condotto dall’ex Dipartimento di Scienze archeologiche tra il 2011 e il 2012 (coordinamento sul campo di A. Meo). A qualche anno di distanza dal termine dei lavori, tra il 2019 e il 2020, si è deciso di realizzare in loco una esposizione permanente dedicata ai risultati delle indagini, con progetto e direzione tecnica di A. Bernardoni (UT Università di Pisa), direzione scientifica di C. Rizzitelli (SABAP-PI), consulenza, testi, immagini e selezione reperti di A. Meo, allestimento di ACME 04.
La narrazione è affidata a tre diverse sezioni. Il percorso inizia nella chiesa di S. Eufrasia, oggi adibita a locale di consultazione libraria: nel retro-facciata, due pannelli illustrano le principali trasformazioni topografiche dell’area. Nelle vetrine, ricavate all’interno dei quattro confessionali, vengono presentate alcune associazioni di materiali che, con l’ausilio di pannelli stampati sui tendaggi che velavano lo spazio destinato al sacerdote, illustrano i cambiamenti di cultura, gusto e stile, avvenuti nella mensa dei Pisani tra età medievale e contemporanea.
Nella stanza adiacente, in prossimità di alcune epigrafi funerarie murate, è stato posto un ulteriore pannello di approfondimento sull’utilizzo cimitero sorto nei pressi della chiesa tra l’età medievale e moderna.
Nella vicina aula-studio, infine, ai reperti contenuti all’interno di quattro box è affidato il compito di approfondire alcuni aspetti puntuali, grazie all’ausilio di didascalie, ricostruzioni e fonti iconografiche: le tracce di frequentazione di età romana; le attività metallurgiche e tessili bassomedievali; le monete e i piccoli oggetti d’uso personale, caduti o persi sulla strada che costeggiava la chiesa.
 

Il contributo dell’industria litica per la comprensione dei paesaggi preistorici nel Parco Regionale della Maremma: nuovi dati dalle ricognizioni archeologiche

Gaia Mustone (DSSBC - Università di Siena), Giovanna Pizziolo, Matteo Faraoni

Il poster presenta un aggiornamento sulle attività di ricognizione archeologica svolte negli ultimi anni dall’Unità di Preistoria del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali nel territorio del Parco Regionale della Maremma. Le indagini rientrano nel più ampio progetto di ricerca “Paesaggi preistorici nel Parco Regionale della Maremma: field survey e GIS analysis delle evidenze di epoca preistorica” (PRM 2020-2025).
In questa sede si presentano alcune considerazioni emerse dall’analisi dei manufatti preistorici raccolti sul campo utili alla comprensione delle strategie insediative, del rapporto Uomo-Ambiente e delle trasformazioni del paesaggio a scala locale.
In particolare, il contributo si focalizza sullo studio dei manufatti litici pertinenti ad alcune morfologie relitte al fine di rintracciare indicatori utili all’interpretazione delle dinamiche insediative e delle attività che si svolgevano durante la preistoria lungo le sponde degli antichi corpi d’acqua.
I risultati dello studio sono particolarmente stimolanti perché testimoniano una lunga frequentazione di queste aree non solo nelle fasi recenti della preistoria ma anche in momenti più antichi, con elementi che rimanderebbero al Paleolitico medio. Oltre a ciò si evidenzia una rete di contatti sia a scala locale cha a più ampio raggio, indizio di un certo grado di dinamicità di queste comunità neolitiche e dell’età dei metalli.
Le attività della ricognizione confermano una presenza diffusa e continuativa nelle zone liminali della Bonifica di Talamone, testimoniata soprattutto dal rinvenimento di reperti litici. Lo studio di tali manufatti diviene quindi fondamentale per la comprensione di questa frequentazione, evidenziando ulteriori spunti interpretativi sulle attività umane e al contempo fornendo indicatori utili ad un inquadramento cronologico anche delle suddette morfologie relitte, che divengono veri e propri marker di questo paesaggio archeologico in trasformazione.
 

Nuove ricerche, vecchie collezioni: gli ornamenti in steatite pre-protostorici della Toscana

Cristiana Petrinelli Pannocchia (Università di Pisa), Alice Vassanelli, Antonio Borzatti de Loewenstern, Barbara Raimondi

Numerosi manufatti in steatite, principalmente ornamenti, sono stati rinvenuti nel territorio livornese (Toscana) principalmente a seguito di ricognizioni di superficie (Sammartino, 2005). Questi, oggi conservati presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno, testimoniano una frequentazione umana del territorio riferibile al periodo Paleolitico superiore-Età del Bronzo.
In questo lavoro viene presentata la sintesi dei risultati sinora ottenuti da uno studio multidisciplinare, che ha integrato analisi archeometriche, tecno-tipologiche, traceologiche, unitamente allo sviluppo di protocolli sperimentali (Vassanelli, 2018; Vassanelli & Petrinelli Pannocchia, 2021; Petrinelli Pannocchia & Vassanelli, 2021). Lo studio ha portato ad una comprensione più accurata di queste produzioni, suggerendo, in alcuni casi, l'attribuzione crono-culturale dei manufatti.
La ricerca, effettuata con la collaborazione del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno, è parte del progetto “SPOT- Study of the Italian Prehistoric Ornaments”, del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa.
Sammartino, F. 2005. Gli ornamenti preistorici in steatite del territorio livornese. Memorie del territorio, Livorno.
Vassanelli, A. 2018. Tra simbolo e funzione-I manufatti in steatite di età pre-protostorica del territorio livornese, Tesi di Laurea magistrale (aa.2017-2018), Università di Pisa.
Petrinelli Pannocchia, C., Vassanelli, A. 2021. The First Italian Farmers: the role of stone ornaments in tradition, innovation, and cultural change. 1st Conference on the Early Neolithic of Europe - ENE 2019. Open Archaeology, 7: 1398–1424. https://doi.org/10.1515/opar-2020-0175
Vassanelli, A., Petrinelli Pannocchia, C. 2021. I vaghi in steatite di età pre-protostorica del territorio livornese (Toscana). AGOGHE', Atti della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, Volumi XIV-XVIII, 2017-2021, Pisa University Press, 2021 pp. 59-72.

 
“IN TRANSUMANZA: TRA ARCHEOLOGIA, ANTROPOLOGIA E STORIA”. Origine e sviluppo della transumanza in Toscana: una mostra interdisciplinare all’interno del programma interreg. CAMBIO VIA

Giovanna Pizziolo (DSSBC-UNISI), Fabio Mugnaini (DSSBC-UNISI), Nicoletta Volante (DSSBC-UNISI), Andrea Zagli (DSSBC-UNISI), Chiara Valdambrini (MAAM), Valter  Nunziatini, Daniele Visconti, Cristina Attilio, Linda Venturi (RT)

Il poster presenta l’esperienza relativa  agli studi interdisciplinari sulle origini e sviluppo della transumanza in Toscana meridionale che sono confluiti nell’allestimento di una mostra scaturita all’interno del progetto CAMBIO- VIA Interreg Marittimo Italia-Francia .
A fronte di ricerche avviate in altri contesti italiani in tempi recenti, lo studio archeologico della transumanza in ambito toscano ha, fino ad oggi, riscosso solo sporadiche attenzioni nonostante l’importanza che il fenomeno della pastorizia mobile e della transumanza ha avuto nell’economia di questa regione nelle varie epoche. La sinergia tra archeologi, storici e antropologi del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali dell’Università di Siena ha permesso lo sviluppo di un progetto finalizzato a sistematizzare le informazioni note e a far progredire la ricerca con indagini sul campo finalizzate a tale scopo. In particolare lo studio sulla transumanza, attraverso un approccio multidisciplinare e diacronico, consente di esplorare il fenomeno evidenziandone la continuità e i cambiamenti avvenuti nel tempo, dall’età contemporanea procedendo a ritroso fino alle sue origini.
L’esposizione temporanea “In transumanza: comunità, vie e culture della pastorizia, tra archeologia, antropologia e storia” illustra questo approccio metodologico attraverso testi, immagini e prodotti multimediali articolati in 10 totem tematici. 
La mostra è nata dalla sinergia tra Regione Toscana, il Dipartimento di Scienze storiche e dei Beni Culturali - DSSBC - dell’Università di Siena con il coordinamento del Laboratorio di Preistoria e il Museo Archeologico e d'Arte della Maremma (MAAM) e racconta gli itinerari che uomini e greggi hanno calcato, per millenni, spostandosi fra le terre di Maremma e l’Appennino: la Via del Casentino, la Via dei Biozzi e la Via Aldobrandesca.
 

Cosa e i suoi materiali: produzioni locali e contatti mediterranei

Martina Rodinò (Università degli Studi di Firenze), Alessia Contino (Segretariato Regionale MiC per il Lazio), Lucilla D’Alessandro (Istituto Villa Adriana e Villa d’Este, MiC)

A partire dalla tarda età repubblicana, Cosa fece parte della capillare rete portuale di Roma, necessaria all’espansione politica e commerciale dell’impero verso le coste liguri, galliche e iberiche. La posizione della colonia, in prossimità della costa tirrenica e sul promontorio di Ansedonia, consentiva all’agro cosano di inserirsi all’interno delle vie marittime dell’Etruria centro-meridionale. Il vino, l’olio e le salse di pesce prodotti nel territorio erano esportati attraverso i due porti principali, il Portus Cosanus e il Portus Feniliae, grazie ai quali la colonia riceveva, inoltre, le merci dalle altre aree italiche e dalle province dell’impero. La crescente richiesta dei prodotti dell’ager rese necessaria la nascita di diversi ateliers destinati alla produzione di contenitori funzionali a una efficiente commercializzazione. Le ville agricole dell’entroterra divennero infatti importanti centri per la produzione del vino cosano che, in particolare, fu assai apprezzato nella Gallia meridionale, come testimonia la presenza di anfore di Albinia e della famiglia dei Sestii in questa provincia dell’impero, nonché nei diversi relitti e contesti subacquei individuati lungo la costa tirrenica e la costa francese.
L’analisi delle anfore e del vasellame da mensa, ritrovati durante le indagini fiorentine condotte presso l’Edificio P e presso l’incrocio tra le Strade 5 e P di Cosa, documenta produzioni e officine sinora mai attestate all’interno dell’abitato e fornisce nuovi dati preziosi nel delineare le principali rotte mediterranee che coinvolgevano il sito. Il panorama che ne emerge testimonia una fiorente vitalità commerciale e consente di inserire la colonia all’interno di importanti tragitti marittimi che interessavano le maggiori città italiche, la penisola iberica, la Gallia meridionale, l’Egeo orientale e l’Africa settentrionale.

 
Tumuli etruschi a Volterra: ricerche nella necropoli delle Colombaie

Lisa Rosselli (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Università di Pisa), Carmine De Mizio, Maria Vittoria Riccomini

L’indagine archeologica avviata nel 2016 dall’équipe di Etruscologia del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa in località Le Colombaie a Volterra, al fine di definire le caratteristiche di una piccola tomba a camera situata al centro di un piano terrazzato, nota da tempo ma non adeguatamente documentata, ha visto crescere progressivamente la sua rilevanza man mano che l'ampliamento dell’area esplorata ha svelato l’esistenza di un’estesa area di necropoli. Il complesso è costituito, allo stato attuale, da tre strutture a tumulo delimitate da crepidine circolare databili tra lo scorcio del VII e la prima metà del VI secolo a.C., allineate al centro del terrazzo in direzione nord-ovest/sud-est, due delle quali con piccola camera con copertura a pseudo-cupola. Alla novità offerta dalla tipologia tombale, attestata nel territorio limitrofo ma finora non documentata a Volterra, si è aggiunto il fatto che uno dei monumenti indagati si è conservato intatto nella struttura e nel contenuto, che consiste in cinque sepolture, a cremazione e a inumazione, e materiali di corredo ceramici e metallici che contribuiscono a definire i caratteri della facies tardo-orientalizzante del centro etrusco. Inoltre, nelle adiacenze dei tumuli è stato individuato un livello antropico con resti di un ambiente quadrangolare, di cui si conservano due lati perpendicolari con zoccolo in pietra e l’alloggiamento per un montante ligneo pertinente all’alzato. Numerosi frammenti ceramici relativi a contenitori di impasto di tipo domestico associati a questa struttura, databili tra l'avanzato VIII e la metà del VII secolo a.C., attestano una interessante fase di frequentazione del sito precedente all’impianto della necropoli monumentale. L’area fu utilizzata a scopo funerario ancora in epoca post-etrusca, come attesta il rinvenimento di un nucleo di tombe ad inumazione entro fossa terragna di epoca tardo-romana, concentrato nell'area sud-ovest dell’area di scavo.

 
Un approccio multi-disciplinare allo studio della mobilità italiana nel Medioevo (secoli XI-XIV). Il caso del cimitero della canonica di San Sisto a Pisa

Agnese Sagliuoccolo (Università di Pisa), Federico Cantini, Antonio Fornaciari, Valentina Giuffra

La mobilità umana è una tematica che affascina e rappresenta al tempo stesso una grossa sfida per gli archeologi.
Il fenomeno è ben presente durante il Medioevo, tanto che Le Goff definisce l’uomo medioevale “un pellegrino perpetuo in un Medioevo viaggiante”.
Durante il Basso Medioevo anche se pellegrini, soldati, mercanti sono ancora i classici e comuni viaggiatori utentes stratis , accanto a loro compaiono individui che si mettono in viaggio richiamati dagli stimoli occupazionali emergenti da città in piena rinascita.
Tra queste città Pisa ha senz’altro un ruolo di primo piano, sia per la vivace precoce crescita economica che già dall’XI secolo la caratterizza, sia per l’espansione mediterranea dei suoi traffici.
La mobilità umana può trovare un riscontro archeologico così come è testimoniato dallo studio della cultura materiale pisana tra XI e XIV secolo?
La chiesa di San Sisto, con annesso cimitero, rappresenta un ottimo caso studio per cercare di rispondere a questa domanda. La struttura viene fondata nel 1087 dai “Pisani Gloriosi” con i proventi della vittoria sui saraceni di Al Mahdiya, presso Tunisi.
Il cimitero adiacente alla Canonica di San Sisto, attestata dal XII secolo, conta al momento circa 150 sepolture, di cui una con un corredo particolare: si tratta della cosiddetta “pellegrina”, un individuo femminile di circa 35-45m anni, rinvenuto con un esemplare di pecten jacobaeus sul torace.
Da alcuni anni si sono fatti strada, anche in Italia, in relazione ad età preistorica e classica, studi che uniscono al dato archeologico quello archeometrico tramite l’analisi degli isotopi utili alla ricostruzione della mobilità umana (87Sr e18O), ma per il  Basso Medioevo mancano al momento ricerche che sfruttino un tale approccio. Il caso studio di San Sisto vuole essere un primo banco di prova per un approccio integrato allo studio della mobilità basso medievale italiana.
 

Nuovi dati dalla residenza etrusca di Piano Tondo a Castelnuovo Berardenga (SI)

Ada Salvi (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo), Federico Salzotti (Archeòtipo srl)

Il sito di Piano Tondo nel Comune di Castelnuovo Berardenga (SI) è noto per la presenza di una residenza aristocratica etrusca, testimoniata da  una ricca decorazione architettonica fittile, sorta a cavallo tra la fine del VII e la metà del VI sec. a.C. in un punto a controllo di una vasta porzione di territorio e di importanti percorsi viari di collegamento con il Chianti, il Valdarno e la costa tirrenica.
Nell'ambito di un'indagine di archeologia preventiva legata all'impianto di una vigna situata sulle pendici del colle, nei primi mesi del 2022 è stata indagata una piccola area produttiva con due differenti strutture.
La prima è una fornace per laterizi le cui evidenze, piuttosto labili, sono riconducibili ad alcuni allineamenti di pietre, ampie macchie di terreno fortemente arrossato o di colore nerastro e una grande densità di materiale laterizio, in prevalenza embrici e coppi, sparso su tutta l'area. È stata così ipotizzata una fornace di forma quadrangolare con muri interni funzionali a sorreggere il piano divisorio fra la camera di combustione e quella di cottura. I reperti recuperati sono cronologicamente compatibili con la fase della reggia, pur attestando anche una probabile frequentazione più tarda, di epoca ellenistica.
Circa 10-15 metri in direzione sud-est è stata rinvenuta una seconda fornace, in questo caso per la cottura della ceramica. La struttura presenta forma circolare/ellittica e il prefurnio collocato verso ovest, ben delimitato da pietre e pezzi di embrice disposti verticalmente. Il rinvenimento ha evidenziato, alla quota più alta, il collasso delle pareti e, in successione stratigrafica, un sottile strato carbonioso riconducibile all'ultima cottura.

 
Belfiore: dalla torre al castello. Primi dati dalle indagini di archeologia preventiva

Ada Salvi (Soprintendenza archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo), Riccardo Bargiacchi, Dimitri Pizzuto, Chiara Marcotulli (Laboratori Archeologici Sangallo)

Gli importanti  risultati ottenuti dalle indagini di archeologia preventiva svolte nel 2021 e 2022 in occasione del restauro della imponente torre quadrangolare nel sito noto come  “Torri di Belfiore”, nel comune di Capolona (AR), hanno indotto il Comune  in accordo con la Soprintendenza  ABAP per le province di Siena, Arezzo e Grosseto ad effettuare uno scavo in estensione che  ha permesso di ricostruire l’articolata planimetria di un castello,  delle cui strutture si era  persa traccia.
Situato sulla sommità di una collina in  posizione dominante a cavallo tra il basso Casentino, il massiccio del Pratomagno e  la zona settentrionale della conca aretina, il sito conservava oltre alla torre, ormai ridotta allo stato di rudere,  solo  un paramento murario e una torretta angolare a nord-est dell’area.
Il castello di Belfiore è esplicitamente attestato nel 1385, quando gli ispettori inviati dalla Repubblica fiorentina dopo l’acquisizione lo descrivono come «un castello con una torre», ma sembra che si riferisca ad esso anche un diploma di Federico I del 25 giugno 1161.
Lo scavo, effettuato in via preliminare con la finalità di individuare l'estensione delle strutture e il loro stato di conservazione per poter proseguire con la progettazione di un futuro intervento di scavo e restauro, ha permesso di individuare un complesso sistema di strutture articolate intorno alla torre che prevedeva una parte maggiormente fortificata, intorno alla quale si sviluppava  la cinta muraria esterna con torrette angolari. All'interno erano diversi ambienti organizzati, i cui accessi sono testimoniati da elementi architettonici di pregio. Le foto d'epoca risalenti ai primi decenni del XX secolo testimoniano la relativa modernità degli spessi crolli che coprivano le strutture e giustificano il toponimo che, nonostante l'evidenza di una sola torre, ne fa riferimento al plurale.
 

Interventi di documentazione e restauro nella tomba dipinta del Colle Casuccini a Chiusi (SI)

Ada Salvi (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo), Jacopo Tabolli (Università per Stranieri di Siena), Andrea Violetti, Lorenzo Cecchini, Ludovico Giannini, Francesco Cini, Marco Fiorucci (Ichnos: archeologia Ambiente e Sperimentazione, soc. coop.)

La tomba del Colle Casuccini è una delle tombe etrusche dipinte di età arcaica più note del territorio di Chiusi per lo splendido ciclo pittorico con scene di banchetto e giochi funebri.
Fra la fine del 2021 e l'inizio del 2022 la Soprintendenza ABAP-SI ha finanziato e diretto un intervento di somma urgenza per la messa in sicurezza delle camere sepolcrali ipogee minacciate da  cospicue infiltrazioni di apparati radicali che ne avevano in parte già danneggiato le pareti e il soffitto.
Nelle fasi preliminari si è effettuata una campagna di rilievi con drone, laser-scanner e georadar per individuare la conformazione del bancone roccioso su cui la tomba insiste e documentarne lo spessore sopra alle camere. Si è poi provveduto ad un’analisi delle radici infestanti per la determinazione delle specie arboree di appartenenza, che hanno identificato come principale responsabile delle infiltrazioni il pino domestico (Pīnŭs pīnea) che sovrasta la tomba sin dal XIX secolo. Si è dunque deciso di procedere ad uno scotico della collina nella zona interessata dalle camere, fino a raggiungere la roccia di base, eliminando così tutti gli apparati radicali presenti. L’arenaria vergine è stata quindi ripulita con cura e coperta da una speciale guaina traspirante e antiradice per cercare di limitare il più possibile nuove infiltrazioni, prima di ricoprire nuovamente la collina di terra e riportarla alla sua conformazione precedente. Terminate le operazioni esterne è stato effettuato il consolidamento, la fermatura e il riposizionamento dei frammenti dell'apparato decorativo danneggiato e la ricostruzione della porzione di affresco staccata alcuni decenni or sono per motivi di tutela.

 
Lo scavo del palatium della Rocca di Civitella in Val di Chiana (AR): dati preliminari e primi risultati

Ada Salvi (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo), Alessio Mini 

La formidabile posizione strategica su cui sorge la rocca di Civitella in Val di Chiana  domina una vastissima area, comprendendo tutta la Valdichiana fino alla conca aretina a nord e il lago Trasimeno, Chiusi e il Monte Cetona a sud, a controllo del valico che collegava sin dall'antichità la valle del Clanis con quella dell'Ambra verso il massiccio del Chianti. Strutture recentemente individuate ne attestano la frequentazione e la probabile funzione difensiva sin dal periodo etrusco, ma è al XII  secolo che risale la rocca fortificata con il palazzo eretto  dal vescovo aretino Guglielmino degli Ubertini,  oggetto di  alterne vicende fino al suo definitivo passaggio alla Repubblica Fiorentina nel 1384.
Lo scavo archeologico, svolto grazie alla collaborazione tra amministrazione locale e Soprintendenza nell'ambito dei lavori di consolidamento e verifica strutturale all’interno del palazzo,  parzialmente distrutto nel 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale,  ha evidenziato un contesto stratigrafico complesso frutto di una continuità frequentativa dell’area almeno a partire dal periodo ellenistico. Le ricerche hanno dimostrato, inoltre, varie fasi insediative anche durante il processo dell’incastellamento del sito: sono infatti stati individuati e documentati  i resti di una possente struttura triangolare obliterata dalla fondazione  del palazzo e interpretabile come una torre difensiva, forse corrispondente ad un precedente sistema di fortificazione.

 
Tra il colle di San Donato e il Colle di San Pietro. Conferme e novità per l'archeologia di Arezzo

Ada Salvi (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo), Hermann Salvadori

L'area compresa tra le due colline alle pendici delle quali si estende la città di Arezzo, attualmente occupate dal Duomo e dalla Fortezza medicea, è spesso indicata in letteratura come il luogo dove si sviluppò il primo abitato di età etrusca, successivamente occupato dalla città romana e dalle successive stratificazioni fino all'età moderna. I pochissimi dati archeologici verificabili sono ora integrati dal rinvenimento, effettuato in occasione di un intervento di archeologia preventiva,  di due emergenze che in parte confermano e in parte gettano nuova luce sulla storia del luogo.
Si è infatti potuto rintracciare la grande cisterna rivestita in cocciopesto, già individuata nel 1872 e in seguito nel 1942, documentata all'epoca come grande struttura monumentale con volte sorrette da pilastri e interpretata come castellum aquae dell'Arretium romana, più volte ricercata con metodologie dell'archeologia leggera rimaste infruttuose. L'intervento ha consentito di documentarne il posizionamento esatto, alcuni dettagli strutturali e la profondità dal piano di campagna.
Nella tratto esterno nord-orientale delle mura cittadine, tra il Bastione della Diacciaia e Porta Stufi, la lettura stratigrafica degli elevati e la consultazione dei documenti d'archivio hanno permesso di interpretare una evidente cesura nella muratura (precedentemente ritenuta la Porta Sant'Alberto documentata nelle fonti) come torre rompitratta a gola aperta. Lo scavo ha confermato questa interpretazione consentendo di mettere in luce il basamento della torre, che per la forma subcircolare, gli elementi strutturali di riuso e i rapporti stratigrafici sembra in relazione con una fase anteriore alla cinta tarlatesca del XIV secolo. Le future indagini già programmate potranno chiarire la cronologia della struttura e contribuire ad ampliare le conoscenze sulle mura cittadine, che in questa tratta sembrano ricalcare lo stesso percorso a partire dal V-VI sec. fino al XIV sec. d.C.

 
Il quadro conoscitivo archeologico nel nuovo Piano Strutturale del Comune di Firenze

Monica Salvini (SABAP FI-PO-PT), Stefania Fanfani, Paolo Liverani

Nel Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale (2023) del Comune di Firenze è stato acquisito un “Livello conoscitivo delle risorse archeologiche nel territorio del comune di Firenze”, schedando ben 300 evidenze che hanno permesso di definire le linee guida per la tutela del territorio comunale.
Il livello conoscitivo, parte integrante dell’appena pubblicato Piano Strutturale comunale, è stato elaborato d’intesa tra il Comune di Firenze (Direzione Urbanistica), la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Firenze e per le Province di Pistoia e Prato (SABAP) e l’Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS), con il supporto dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR (ISPC).
Concordate le linee guida per lo svolgimento del lavoro e individuato QGIS come strumento open source per la condivisione di dati geospaziali si è proceduto all’acquisizione dei dati archeologici editi, alla perimetrazione delle aree ove insistono i ritrovamenti e alla definizione cartografica delle evidenze censite.
La revisione del geodatabase realizzato da SAGAS/CNR e la verifica del posizionamento delle testimonianze è stata eseguita dalla SABAP, titolare della Direzione Scientifica del lavoro, a settembre 2022. In tale occasione si è provveduto anche alla registrazione e all’aggiornamento cartografico con i nuovi dati editi.
A seguito dall’esperienza maturata, è stata sottolineata la necessità di aggiornare il database e il GIS con frequenza almeno biennale, anche al fine di monitorare la sostenibilità delle Norme Tecniche di Attuazione a corredo del Livello.
 

Vada Volaterrana. Il sistema portuale e la sua comunità

Paolo Sangriso, Silvia Marini (Collaboratori Laboratorio di Topografia Antica a Archeologia Subacquea, Università di Pisa)

Lo sbocco a mare della città di Volterra era costituito dal sistema portuale dei Vada Volaterrana; la presenza delle secche e di numerosi specchi d’acqua, ha permesso la creazione di una serie di approdi che sgranandosi dalla foce del Fine alla foce del Cecina vanno a costituire quello che è possibile definire un paesaggio portuale, un porto diffuso.
Uno dei cardini di questo sistema è costituito dal quartiere retroportuale (fondato in età augustea/tiberiana) che si localizza a San Gaetano di Vada. Le diverse campagne di scavo hanno parzialmente messo in luce una serie di edifici (in uso fino al VII sec. d.C.) che caratterizzano l’area come uno dei punti di stoccaggio e gestione del sistema portuale volterrano.
Centro di gravità del quartiere è la piazza sulla quale si affacciano gli Horrea (magazzini), la Schola (probabile sede del collegio dei Dendrophori che gestiva il magazzino) e una fontana; completano l’organizzazione urbanistica del sito un edificio termale pubblico (le Grandi Terme), un edificio a probabile destinazione sacrale (edificio G) e due grandi complessi multifunzionali (edifici H-M).
Al porto diffuso corrisponde un paesaggio insediativo diffuso anch’esso, caratterizzato da insediamenti sparsi e limitati nuclei abitativi, indiziati, nella zona della attuale Vada, dalla presenza di piccole necropoli o di tombe isolate, soprattutto a partire dal III secolo d.C.
Le persone che lavoravano negli impianti portuali lungo la costa risiedevano verosimilmente all’interno di un tessuto abitativo costituito da numerosi insediamenti (‘fattorie’) e punteggiato da alcune ville e centri manifatturieri. Tale modalità insediativa, ricostruita attraverso le ricognizioni, permetteva l’integrazione delle attività legate al sistema portuale con quelle agricole e artigianali.

 
Archeologia preistorica in area fiorentina: un esempio di archeologia preventiva ante litteram. Complessità e potenzialità della gestione dei dati acquisiti per la ricostruzione storica di un territorio 

Lucia Sarti (Università di Siena), Fabio Martini (Università di Firenze)

Le indagini di archeologia preventiva nel comparto fiorentino sono iniziate nel 1982 e protratte fino al 2007, con il coordinamento dell'Università di Siena, sotto l’egida della Soprintendenza archeologica, l’Università di Firenze e il Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria. L’area interessata rientra nei confini amministrativi di Sesto Fiorentino. I numerosi dati raccolti, periodicamente editi per singoli complessi o in sintesi crono- culturali, richiedono ancora l’impegno di un gruppo di lavoro che vede coinvolti specialisti di diversi Atenei, giovani archeologi e laureandi. Obiettivo del “progetto Sesto” è la ricostruzione storica e dei regimi economici del popolamento a partire dal Mesolitico fino all'età del Bronzo e alla prima età del Ferro, nel contesto ambientale e nell’ambito delle relazioni culturali con le aree limitrofe e con il coevo contesto europeo. Gli AA. illustrano la strategia di gestione dei dati acquisiti (archiviazione e conservazione dei documenti, elaborazione digitale, creazione di metadati) anche in relazione alle edizioni scientifiche specialistico e divulgative, integrate con esposizioni e seminari in contesti locali. Le azioni sono declinate tenendo presenti le esigenze dei diversi pubblici e i temi dell’inclusione (Design for All, buone pratiche di Vietato NON Toccare…). Viene fatto riferimento anche al quadro storico pregresso, ampliando sintesi storiche già edite relative soprattutto al Mesolitico e all’età dei Metalli. L’aggiornamento consente di sottolineare e documentare in modo approfondito l’originalità del territorio fiorentino nell’ambito delle interrelazioni con regioni dell'Italia centro-settentrionale.

 
Le ricerche archeologiche sul geosito di La Pietra (Roccastrada-Grosseto)

Sem Scaramucci, Adriana Moroni, Ivan Martini (Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente, Università di Siena)

Il sito archeologico preistorico di La Pietra si sviluppa intorno a un imponente affioramento roccioso di radiolariti nella valle del torrente Farma, all'interno di una Riserva Naturale Regionale. Il luogo fa parte dei Geositi compresi nel Parco Nazionale delle Colline Metallifere.
La Pietra, per la diffusa presenza di radiolarite bene adatta alla scheggiatura (buon grado di omogeneità e vetrosità), fu teatro di una ripetuta attività di raccolta e di lavorazione sul posto della roccia a partire, per lo meno, dal Paleolitico medio.
In superficie sono presenti abbondantissime industrie litiche riferibili a officine perlopiù oloceniche; queste si irradiano dalla parete sud dell’affioramento fino alle sponde del torrente Farma.
Dopo la scoperta e lo studio preliminare dei reperti di superficie, il sito di La Pietra è stato oggetto, a partire dal 2013, di  quattro campagne di scavo, rese possibili grazie alla sinergia tra l’Università degli Studi di Siena (Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente – UR Preistoria e Antropologia), la SABAP per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e il Parco Nazionale delle Colline Metallifere.
Dalle indagini e dallo studio dei reperti sono emersi dati significativi sulle catene operative per la produzione di preforme per foliati durante l’età del Rame. In quell’epoca, La Pietra si configurò come una cava-officina e l’attività di approvvigionamento della materia prima portò a modificare l’aspetto stesso della parete rocciosa lasciando tracce di cavatura, fino ad altezze di alcuni metri, le quali vengono qui per la prima volta mostrate attraverso riprese fotografiche da drone.
Questo poster è inoltre l’occasione per diffondere alcune considerazioni preliminari sulla stratificazione paleolitica individuata in un pianoro che si trova tra l’affioramento di La Pietra e il Farma e per la quale è in fieri lo studio sedimentologico.

 
Strategie di lavoro in una miniera di cinabro Tardo Neolitica. Dati preliminari sull’analisi tecno-funzionale e petrografica dei macrolithic tools di Poggio Spaccasasso (Alberese, GR)

Andrea Terziani (Università di Pisa), Cecilia Viti, Nicoletta Volante

Spaccasasso è l’unica miniera di cinabro preistorica attualmente nota nel panorama archeologico europeo. Il sito si trova all’interno del Parco Regionale della Maremma e si configura come lo sfruttamento di un filone cinabrifero periferico rispetto a quelli più consistenti del Monte Amiata, coltivati sino agli anni '80 del secolo scorso.
Con il presente contributo si illustrano i risultati preliminari provenienti dall’analisi tecno-funzionale e petrografica condotta su alcuni utensili da estrazione in pietra, utilizzati più di 5000 anni fa in questo contesto per il recupero del prezioso pigmento. Il lavoro si colloca nell’ambito di un progetto di dottorato regionale vincitore della borsa sul tema “Archeologia in Toscana: paesaggio, insediamenti e patrimonio tra la Preistoria e il Medioevo”.
Osservazioni a livello macroscopico associate all’impiego dello stereomicroscopio hanno permesso di evidenziare tracce tecnologiche, vale a dire relative alla messa in forma di questi strumenti, e altre tracce collegate al loro utilizzo all’interno del processo estrattivo. Al momento, lo studio ha rivelato uno scarso investimento nel loro confezionamento ed un utilizzo a carattere espeditivo.
L’analisi al microscopio ottico a luce polarizzata su sezioni sottili degli utensili ha invece consentito di identificare uno dei litotipi impiegati maggiormente nella costruzione di questi strumenti percussori, ovvero un microgabbro, una roccia ignea alloctona forse recuperata sotto forma di ciottolo lungo il corso del vicino fiume Ombrone.
Infine, osservazioni allo stereomicroscopio di altri campioni di materia prima, associate ad una collezione di confronto, hanno dimostrato l’utilizzo di un litotipo diverso. Si tratta per l’appunto di un’anagenite, una roccia sedimentaria ricca in quarzo, sfruttata per la produzione di altri tipi di strumenti dal peso e dalle dimensioni maggiori, molto probabilmente collegati ad una prima fase dell’attività mineraria.

 
Il Lago degli Idoli. Dalla scoperta alla musealizzazione nel ventennale degli scavi

Francesco Trenti (Museo Archeologico del Casentino 'Piero Albertoni')

A venti anni dall'inizio delle indagini moderne, con il presente contributo
si intende da un lato ripercorrere brevemente l'affascinante storia del sito e dall'altra presentare la musealizzazione dei reperti presso il Museo Archeologico del Casentino, che a sua volta compie 10 anni. Sarà inoltre l'occasione per trattare le varie attività di valorizzazione del sito e dei reperti esposti portate avanti negli ultimi anni dal Museo, come la nuovissima sala immersiva allestita alla fine del percorso espositivo e dedicata proprio all'importante santuario etrusco sul Falterona.

 
MARMO: i più antichi manufatti in marmo della Toscana

Alice Vassanelli (Università di Pisa)

Con il progetto MARMO (finanziato dalla Regione Toscana-POR FSE) è stato possibile accertare che durante la seconda metà del III mill. a.C. nella Toscana nord-occidentale è presente una considerevole produzione di ornamenti in marmo e calcare, rinvenuti quasi esclusivamente in contesti sepolcrali (Cocchi-Genick & Grifoni, 1989). Si tratta di manufatti che attestano un uso antico di questa risorsa il cui primo sfruttamento (Gr. all’Onda-LU, Berton et al., 2002; Caverna dei Pipistrelli-SV, Borghi et al., cds), risale al Neolitico.
Viene presentata una sintesi dei risultati ottenuti dall’applicazione di uno specifico protocollo di studio, che ha coinvolto analisi tecno-tipologiche, funzionali e archeometriche, messo a punto con il CNR-ICCOM di Pisa. L’approccio, integrato da attività sperimentali, ha permesso di ricostruire le tecniche e i gesti utilizzati nella lavorazione di questa materia prima, evidenziando l’impiego di sequenze operative differenti, frutto di un alto livello di specializzazione (Vassanelli et al., in cds). 
Berton, A., Bonato, M., Campetti, S., Carnieri, E., & Perrini, L. 2002. La Malacofauna e gli Ornamenti del Neolitico-Eneolitico di Grotta all’Onda. Rassegna di Archeologia, 19/A, 125-152
Borghi, A., Starnini, E., Cossio, R., Gambino, F., Ribero, M., Cabella, R., & Cinquetti, M. in cds. L’anello-bracciale della Caverna dei Pipistrelli (Finale Ligure, SV): analisi archeometriche per lo studio della provenienza della materia prima e implicazioni culturali, Rivista di Scienze Preistoriche, LXXIII S3 -2023
Cocchi Genick, D. & Grifoni Cremonesi, R. 1989. L’età del rame in Toscana. Massarosa Offset, Viareggio
Vassanelli A., Petrinelli Pannocchia C., Starnini E. in cds. The chaîne opératoire approach for interpreting personal ornament production: marble beads in Copper Age Tuscany (Italy). Special Issue: Reconsidering the Chaîne Opératoire: Towards a Multifaceted Approach to the Archaeology of Techniques; Open Archaeology

Dove si svolge il workshop

Ex-chiesa S. Jacopo, Via Faenza 43 - Firenze - presso l'Istituto Lorenzo de' Medici


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